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Calabria: la regione più misteriosa e inesplorata d’Italia

Calabria: la regione più misteriosa e inesplorata d’Italia

Calabria: la regione più misteriosa e inesplorata d’Italia

Un’antica leggenda narra che la Calabria è opera di un Dio molto capriccioso, “che dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli tutti insieme”.

Effettivamente è molto difficile fornire una sola chiave di lettura per comprendere questa regione disomogenea, che non conosce monotonia e che Corrado Alvaro definì come la “regione più misteriosa e inesplorata d’Italia”.

La Calabria, punta arrotondata dello stivale italico, protesa al centro del mediterraneo, è una vera e propria cattedrale geologica, un luogo di culture che si intrecciano, si condividono, si rispettano.

Con il suo ricco patrimonio storico, culturale ed etnico, questa regione si offre al viaggiatore, anche al più esigente, con una vasta gamma di attrazioni che si coniugano perfettamente con la tradizionale ospitalità delle sue genti. 

La varietà del territorio calabrese, contraddistinto da un clima mite, consente di vivere contemporaneamente, il mare e la montagna in qualsiasi momento.

Il paesaggio è dominato da imponenti massicci montuosi che lambiscono il mare con incantevoli promontori, alternati a litorali sabbiosi bagnati da acque limpide, cristalline.

Alla bellezza del paesaggio si accompagnano le testimonianze di una storia millenaria, che passa per la Magna Grecia e la Calabria Romana, per i luoghi di culto Bizantini, i suggestivi castelli medievali e poi ancora le torri spagnole che puntellano il periplo della regione.

Da sempre oggetto di conquiste per via della sua posizione strategica, per la particolarità del territorio ricco di rilievi e di vegetazione, per la sua natura generosa, la Calabria accolse i coloni Greci, grazie ai quali raggiunse il suo massimo splendore.

La fondazione delle colonie, tra le più potenti della Magna Grecia più tardi dominio romano, ha lasciato moltissime testimonianze leggibili in parchi e siti archeologici. 

Un viaggio in Calabria significa attraversare luoghi senza tempo, rallentare i ritmi quotidiani, ritrovare la semplicità dei gesti lenti e lasciarsi ispirare dai colori, dai profumi e dai sapori forti e temprati, come la gente di Calabria.

Calabria: Cosenza e la sua provincia 

Cosenza, il capoluogo di provincia più a nord della Calabria, sorge sui sette colli, a 238 m di altezza, nella valle del fiume Crati, alla confluenza di quest’ultimo con il Busento, nel cui letto si dice sia sepolto il leggendario tesoro di Alarico.

Per accostarsi all’antica Consentia, che i Bruzi fondarono nel IV secolo a.c., e scelsero come propria capitale, non si può che partire dal suo centro storico, abbarbicato sul colle Pancrazio.

Si percorre in salita il suo corso signorile, tra botteghe, antichi palazzi, facciate maestose, che restituiscono l’atmosfera di una qasba un tempo animata dal commercio degli artigiani e dei viandanti.

Dalla Fontana dei 13 Canali sgorga l’acqua proveniente dall’acquedotto dello Zumpo in Sila; lungo Corso Telesio si trovano la Casa delle Culture e il Duomo del 1100, dichiarato dall’UNESCO “testimone di una cultura di pace”.

Su uno dei sette colli (il Pancrazio) si staglia la figura del castello svevo, imponente fortezza anch’essa millenaria che fu roccaforte di Federico II di Svevia, Imperatore-magnate profondamente innamorato della città.

Definita da molti studiosi come l’Atene della Calabria per il notevole impulso di energie intellettuali autoctone, che le fecero conoscere un periodo di grande prosperità ed espansione tra XV e XVI secolo.

Il Santuario di San Francesco a Paola

Il rapporto tra i Calabresi e la religiosità è strettissimo. In ogni angolo della regione vivono riti e tradizioni legati alla celebrazione del sacro.

Francesco d’Alessio, vissuto qui nella seconda metà del 1400 e proclamato Santo nel 1507, conosciuto in tutta Europa col nome di San Francesco da Paola.

Il prestigioso santuario è meta di pellegrinaggio da tutta Italia. Sorge nella parte alta e collinare della cittadina, in una valle costeggiata da un torrente e ricca di vegetazione.

La basilica antica, in stile romanico, che risale al XVI secolo, è composta da un’ampia aula principale piuttosto spoglia e da un’unica navata laterale a destra che ha il suo culmine nella sontuosa cappella barocca, la quale custodisce le poche reliquie di San Francesco pervenute a Paola.

Nel chiostro del Santuario, chiuso verso l’esterno con vetrate, si trova il roseto del Santo, che costituisce oggi un folto giardino e ospita, lungo le sue pareti interne, affreschi raffiguranti i principali episodi della vita del Santo.

Nei pressi di Paola c’è il sentiero dei miracoli, un percorso tra i boschi in cui le tappe ricordano tra storia e leggenda la vita del santo.

La Riviera dei Cedri

La Riviera dei Cedri si estende lungo il Mar Tirreno, dal Comune di Tortora a nord a quello di Paola a sud, e include anche diverse zone montane a ridosso della costa, sulle pendici dei Monti dell’Orsomarso, catena montuosa del Parco Nazionale del Pollino.

Nell’entroterra valli coltivate a cedro, borghi medievali arroccati e le foreste del Parco del Pollino da cui si gode una vista meravigliosa sul Golfo di Policastro.

Il litorale della Riviera dei Cedri si snoda in 80 chilometri di spiagge. Un rincorrersi di falesie, terrazzi marini, archi e ponti di roccia, montagne pensili con lecci, eriche, lentischi e mirti.

Sabbia finissima e ciottolato, fondali popolati da gorgonie e stelle marine, sono alcune delle caratteristiche che hanno reso Praia a Mare, con il suo castello trecentesco e la cinquecentesca torre di guardia, una delle località turistiche più rinomate della Calabria. L’isola di Dino, a sud del paese, come un grosso cetaeo, emerge dal mare.

L’imponente sperone di roccia, dove vegeta la Primula palinuri, specie protetta fra le più antiche della flora italiana è famoso per le sue grotte suggestive dai nomi fantasiosi. Da Fiuzzi a San Nicola Arcella è un continuo barbaglio di colori tra mare, cielo e terra.

Scalea è a 20 Km da Praia a Mare. Il paesino, le cui origini risalgono al paleolitico, ha un meraviglioso centro storico disposto a gradinate sulla collina, con resti di antiche mura e suggestive viuzze strette e tortuose.

Nell’incantevole specchio di mare compreso tra Amantea e Belmonte Calabro affiorano i due scogli di Isca, già noti ai tempi di Omero, tappa obbligata per chi ama immergersi tra scogliere e madrepore.

Istituita nel 1991 da WWF locale, l’Oasi blu degli Scogli di Isca è un’area protetta che si estende intorno agli scogli inabissati di uno splendido fondale, tappezzato di praterie di posidonia e dove è facile vedere anche delfini e tartarughe Caretta Caretta .

Diamante è nota come la città dei Murales: oltre a un centinaio sono le opere realizzate sulle pareti delle case dei pescatori nel centro storico.

Il Cedro : Oro Verde di Calabria” 

Il Cedro di Calabria appartiene alla specie del Cedro Acido. In particolare quello che si produce nel territorio della Riviera dei Cedri è la cosiddetta Liscia Diamante di Santa Maria del Cedro.

La qualità pregiata che lo caratterizza è dovuta a diversi fattori: alla cura dei cedricoltori, che da generazioni si tramandano l’amore per questa faticosissima coltura e al clima mite. L’economia della Riviera dei Cedri è stata per molti anni legata alla produzione del cedro tanto da attribuirgli l’appellativo di “Oro Verde di Calabria”.

Ancora oggi i rabbini giungono sulla riviera dei Cedri nella stagione della raccolta per scegliere i frutti dell’albero (la varietà “Cedro Etrog” veniva utilizzata come elemento simbolico/religioso già a partire dalla metà del XIX secolo). I frutti, chiusi in cassette di legno, vengono inviati alle diverse comunità ebraiche sparse nel mondo per celebrare il Sukkoth, una delle solennità religiose più importanti del calendario ebraico.

Nella gastronomia tradizionale calabrese è diffusa l’abitudine di impreziosire con l’intenso aroma del Citrus medica pietanze di carne e di pesce, ma soprattutto l’olio. Dalla sua lavorazione si ricavano liquori dolci e sciroppi, marmellate, viene impiegato nell’industria dolciaria come candito, ma può trovare anche utilizzo nell’ambito medico, fitofarmaceutico e cosmetico.

Parco Nazionale dell’Aspromonte, dove torna a volare il nibbio reale

Parco Nazionale dell’Aspromonte, dove torna a volare il nibbio reale

Nibbio reale in Aspromonte

Life Milvus è il nome del progetto attraverso il quale è stata messa in campo un’importante attività mirata a ripopolare il Parco Nazionale dell’Aspromonte con i nibbi reali.  Il progetto è cofinanziato dalla Commissione Europea, della quale l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte è coordinatore, affiancato da E-Distribuzione S.p.A, da Regione Calabria e dall’associazione Conservatoire des espaces naturels de Corse (Corsica). Dai responsabili del progetto Life Milvus si apprendono le ultime, buone, notizie sugli otto nibbi reali rilasciati lo scorso luglio 2023 nel Parco Nazionale dell’Aspromonte.

I giovani esemplari originari del Cantone di Friburgo, in Svizzera, sono costantemente monitorati dal team di ornitologi del progetto. In autunno, in genere, una parte della popolazione svizzera migra verso sud per svernare nella Francia o nella Spagna meridionale, mentre una parte rimane in Svizzera anche durante la stagione invernale. Non era quindi scontato il comportamento dei giovani esemplari trasferiti in Calabria. Gli otto nibbi reali liberati nel Parco Nazionale dell’Aspromonte per ora si sono suddivisi equamente: ad oggi, quattro di essi sono rimasti in Calabria meridionale, mentre quattro si sono trasferiti nella parte centro settentrionale della Sicilia. I quattro individui approdati in Sicilia si sono aggregati ad altri conspecifici con i quali condividono i dormitori (roost), secondo un’abitudine tipica della specie.

Il progetto LIFE MILVUS – “Misure per la conservazione del nibbio reale in Calabria (Italia) e in Corsica (Francia)” (LIFE18 NAT/IT/000917) ha come obiettivi principali l’insediamento di una popolazione di nibbio reale nel Parco Nazionale dell’Aspromonte e la conservazione a lungo termine della specie in Corsica. Partito ad ottobre 2019, il progetto, coordinato dall’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte, si concluderà nel 2025.

Lo spettacolare foliage della Sila, uno dei più belli d’Italia: esplosione di colori e natura mozzafiato

Lo spettacolare foliage della Sila, uno dei più belli d’Italia: esplosione di colori e natura mozzafiato

Il foliage autunnale nel Parco Nazionale della Sila che trasforma i paesaggi in opere d’arte naturali e uno spettacolo ricco di colori

Il foliage della Sila sa regalare spettacoli senza pari. I paesaggi autunnali si trasformano in veri e propri dipinti, dove la natura crea un’atmosfera magica trasformando i boschi in vere e proprie opere d’arte. Il verde rilucente delle foglie ha ceduto il passo a una ricca varietà di tonalità, in un’esplosioni di colori unici. I gialli dorati, gli arancioni brillanti, i rossi fiammeggianti, il viola e il marrone creano una sinfonia di colori che incanta gli occhi con l’odore pungente nell’aria e la fresca brezza autunnale.

Il foliage che si può ammirare in Sila resta uno dei più belli visibili in tutta Italia. Questo affascinante fenomeno è tipico dei boschi del Nord America ricchi di caducifoglie, soprattutto aceri, dai profumi pungenti e dai colori variopinti, che porta le chiome degli alberi a cambiare colore durante i mesi autunnali. Le condizioni meteorologiche, la quantità di luce solare e la temperatura giocano un ruolo cruciale in questa trasformazione. L’alternanza di giorni caldi e soleggiati a notti fredde (ma non gelate), infatti, favorisce le bellissime sfumature delle piante decidue, perché la clorofilla contenuta nel fogliame si degrada progressivamente rivelando gli altri pigmenti presenti. Ogni albero contribuisce, con la propria unicità, a creare una sinfonia cromatica.

Il foliage della Sila che celebra l’autunno

In Italia è possibile ammirare il foliage autunnale, in tutto il suo splendore in diverse regioni, come la Val di Funes in Alto Adige, nella Foresta Umbra, sui Monti Cimini nel Lazio, nelle Foreste Casentinesi in Toscana, nel Parco Nazionale della Majella in Abruzzo e naturalmente, fino a quanto la neve non inizierà a cadere, nei boschi del Parco Nazionale della Sila, dove pini, faggi, olmi montani, betulle, abeti, pecci, aceri, pioppi,  frassini e tutte le piante che popolano l’altopiano, celebrano l’autunno con i suoi colori.

La Sila offre una varietà di piante difficilmente riscontrabile in altre zone dello stivale. Il foliage è diventato negli ultimi anni anche sinonimo di escursionismo, visite guidate, trekking fotografici ed itinerari enogastronomici nel cuore del Parco nazionale. Le foglie, una volta giunte al loro culmine di bellezza, lasceranno lentamente spazio all’inverno oramai prossimo. Questa transitorietà rende il foliage autunnale uno spettacolo ancora più prezioso, da cogliere ed apprezzare appieno.

Il Parco Nazionale del Pollino compie 30 anni.

Il Parco Nazionale del Pollino compie 30 anni.

Nel novembre del 1993, due anni dopo la legge-quadro sulle aree protette, è stato istituito il più vasto Parco italiano per estensione. Un mondo di rocce, lupi, pini loricati e tradizioni che regala emozioni uniche.

L’Italia della natura protetta ha fatto un balzo in avanti meno di due anni prima, quando il Parlamento ha approvato la legge n. 394 del 6 dicembre 1991. Un provvedimento che gli ambientalisti chiedevano a gran voce da decenni, che mette fine a una lunga discussione in materia di Parchi e Riserve, che ha un enorme impatto sul territorio. Grazie alla legge-quadro, in pochi anni, i Parchi nazionali italiani salgono da cinque a una ventina (oggi sono 26) compreso il Parco nazionale del Pollino.

La vigilanza sui Parchi, con l’eccezione di quelli “storici” del Gran Paradiso e d’Abruzzo, viene affidata al Corpo Forestale dello Stato, che poi lascerà il posto ai Carabinieri Forestali.

Tra il 1988 e il 1989, mentre la legge-quadro è in discussione, altri Parchi nazionali come quelli dei Sibillini e del Pollino, hanno iniziato a nascere grazie a dei decreti-legge appositi. Dopo l’approvazione della legge 394, dei provvedimenti specifici formalizzano via via l’istituzione e le planimetrie dei nuovi Parchi. Uno di questi, del 15 novembre del 1993, sancisce la nascita del Parco Nazionale del Pollino.

Caratteristiche e Biodiversità del Parco 

Si tratta di un’area protetta che con i suoi 192.565 ettari è la più vasta d’Italia (la seguono il Cilento-Vallo di Diano e il Gran Sasso-Laga), che interessa due Regioni (Basilicata e Calabria), tre Province (Cosenza, Matera e Potenza) e ben 82 Comuni. La sede dell’Ente Parco è a Rotonda, sul versante lucano.

Oltre al massiccio del Pollino e della Serra Dolcedorme, che con i suoi 2266 metri è la vetta più alta, fanno parte del Parco il Monte Alpi di Latronico, in Basilicata, le selvagge vette dell’Orsomarso in Calabria, e ampie zone collinari affacciate sul Tirreno e sullo Jonio. L’area naturale che gode di un ampio prestigio naturalistico è composta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine architettonica, di dirupi, di gole molto profonde, di grotte carsiche, di timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli posti ad alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali e di massi erratici.

Grazie al Parco, vengono tutelati monumenti naturali come il canyon del Raganello e la valle del Lao, migliaia di ettari di rigogliose faggete, l’intero areale del pino loricato, una conifera dalla forma bizzarra e contorta che cresce nelle aree più rocciose e più impervie. Qualche anno prima, ai piedi della Serra delle Ciavole, erano stati individuati due esemplari di pini loricati vicini ai 1.000 anni di età.

Nel Parco Nazionale del Pollino, dal momento della sua istituzione, vivono il lupo, l’aquila reale, il capriolo, lo scoiattolo meridionale (dal pelame molto scuro), il gufo reale e il microscopico driomio calabrese, un roditore presente solo su poche montagne del Sud. Negli anni successivi verrà reintrodotto l’avvoltoio grifone e sarà confermata la presenza della lontra nei fiumi.

Sviluppo del Parco Nazionale del Pollino

Grazie al Parco, negli anni, si rilanciano sapori e prodotti del territorio, nasce una rete di centri visitatori e musei, cresce l’afflusso verso siti storici straordinari come la Grotta del Romito, presso Papasidero, dove il graffito di un “bos primigenius” è tra i capolavori dell’arte preistorica europea. Partono i progetti a tutela della cultura degli “Arbëreshë”, i discendenti degli albanesi immigrati tra il Quattro e il Cinquecento, durante l’invasione turca dei Balcani.

Tra gli escursionisti, già da anni, sono famosi i sentieri che salgono al Pollino, alla Serra del Prete e al Dolcedorme, e dopo il 1993 iniziano a essere frequentati anche i massicci meno noti. La creazione di una rete di sentieri segnati è più recente.

Oltre all’escursionismo a piedi si sviluppano quelli in mountain-bike e a cavallo, lo scialpinismo e le ciaspole, l’alpinismo invernale, la discesa dei canyon e il rafting sulle acque del Lao. La speleologia, come racconterà nel 2021 il film “Il buco” di Michelangelo Frammartino, è praticata da decenni. Il titolo di Geoparco dell’UNESCO, che si aggiunge da qualche anno a quello di Parco nazionale, conferma la bellezza e l’interesse scientifico di grotte, canyon e altre formazioni rocciose.

Lo scorso 15 novembre, il Parco Nazionale del Pollino ha celebrato i suoi primi trent’anni di vita con una cerimonia d’interesse soprattutto locale, che si è tenuta nel Cinema-Teatro comunale di Rotonda, con la partecipazione di Valentina Viola, presidente facente funzione del Parco, e di altre autorità.

Nell’ambito delle complesse sfide che ci aspettano, il Pollino e gli altri i Parchi avranno un ruolo di laboratori dove sperimentare modelli virtuosi di convivenza con la natura” ha detto la presidente Viola. “Essere parte di un’area protetta è un valore aggiunto e una straordinaria opportunità di sviluppo locale”.

 

 

Il Grifone in Calabria: tra le valli del Pollino e le vette della Sila

Il Grifone in Calabria: tra le valli del Pollino e le vette della Sila

Ali maestose della Calabria: il trionfo della conservazione con il ritorno del Grifone, una storia di adattamento straordinario e avvistamenti epici a oltre 1200 metri d’altitudine

Il Grifone (Gyps fulvus), imponente rapace che si distingue come il più grande uccello della Calabria, ha vissuto una notevole storia di reintroduzione nella regione a partire dagli anni 2000. Questo imponente volatile ha trovato il suo rifugio lungo le valli del Raganello, all’interno del territorio di Civita, una località incastonata nel cuore del suggestivo Parco Nazionale del Pollino.

La grandiosità del Grifone è enfatizzata dalla sua apertura alare, che in età adulta può estendersi fino a 240 cm, raggiungendo eccezionalmente anche i 280 cm. Questo conferisce a questa specie di rapace una presenza maestosa e imponente che ne fa uno degli esemplari più significativi dell’avifauna calabrese.

Un episodio di rilievo risale a febbraio del 2020, quando un maestoso esemplare originario dell’area di Civita è stato recuperato a Cirella, confermando la capacità di questi uccelli di spostarsi attraverso la regione calabrese e oltre.

Ancora più recentemente, nel febbraio del 2023, è stato segnalato un avvistamento straordinario di un Grifone nel Parco Nazionale della Sila. L’uccello è stato osservato a un’altitudine sorprendente, superando i 1200 metri, nelle vicinanze del comune di San Giovanni in Fiore, situato nella provincia di Cosenza. Questo avvistamento rappresenta un significativo ampliamento del raggio di distribuzione della specie, evidenziando la sua capacità di adattarsi a diverse aree geografiche della Calabria.

Il Grifone continua a suscitare meraviglia e interesse nella regione calabrese, confermandosi non solo come il più grande uccello della zona ma anche come un simbolo di successo per gli sforzi di conservazione e reintroduzione compiuti negli ultimi decenni. La sua presenza, sia in territori noti come le valli del Raganello che in luoghi precedentemente inesplorati come la Sila, testimonia la vitalità di questi sforzi e l’importanza di preservare e proteggere la ricca diversità faunistica della Calabria.

I Giganti della Sila si tingono di meraviglia: è esploso il foliage

I Giganti della Sila si tingono di meraviglia: è esploso il foliage

Un’immersione tra i Giganti della Sila nei colori caldi dell’autunno, dove le foreste si accendono di sfumature intense che regalano un paesaggio di rara bellezza

L’Italia, con la sua straordinaria varietà di paesaggi, offre uno scenario perfetto per tutti gli amanti del foliage, il fenomeno naturale che trasforma le foglie degli alberi in un teatro di colori intensi, creando un’atmosfera davvero suggestiva e coinvolgente.

Oggi, il nostro viaggio ci porta nel cuore della Calabria, alla scoperta di una delle sue attrazioni più affascinanti: la Riserva dei Giganti della Sila. Questo prezioso angolo di biodiversità è celebre per la presenza di conifere millenarie, alcune delle quali superano persino i 40 metri di altezza, uno sfondo incantevole, pronto a emozionarci e lasciarci a bocca aperta.

Durante l’autunno, infatti, il parco si trasforma in un panorama da cartolina, un’esperienza imperdibile che solo questa stagione può offrire.

I colori autunnali della Sila: uno spettacolo da non perdere

La Riserva Naturale dei Giganti della Sila, situata in provincia di Cosenza, è un luogo di grande valore ecologico e paesaggistico. Conosciuta anche come Riserva Naturale del Fallistro, è un’area protetta istituita nel 1987 con l’importante scopo di preservare la biodiversità dell’ecosistema silano.

Qui si trovano più di 60 esemplari di pino laricio e acero montano, che si ergono maestosi con tronchi imponenti che possono raggiungere anche i 2 metri di larghezza. Questi alberi millenari raccontano la storia della nostra Terra e ci ricordano l’importanza vitale di proteggere e preservare i nostri ecosistemi.

Ammirare il foliage in questi boschi è più di un semplice viaggio, è un’esperienza sensoriale che incanta e coinvolge. In particolare, le date del 22 e 29 ottobre e del 5, 12 e 19 novembre 2023 segnano l’occasione per partecipare a emozionanti escursioni guidate, organizzate dal Fondo Ambiente Italiano (FAI), per permettere ai visitatori di ammirare la bellezza del luogo in questa stagione.

Le sfumature mutevoli delle foglie contribuiscono a creare un’atmosfera magica. Il tepore dei faggi e degli aceri di montagna, la luminosità dei pioppi e il profumo intenso e rigenerante del sottobosco sono gli elementi che compongono una scenografia naturale, tra le più belle del nostro Paese. Per maggiori informazioni sui costi e gli orari, vi suggeriamo di consultare il sito ufficiale.

Emozionanti avventure nella natura selvaggia

Oltre alle escursioni guidate, i Giganti della Sila offrono molti modi per lasciarsi scoprire. Gli appassionati di trekking, ad esempio, potranno esplorare i numerosi sentieri ben segnalati, mentre gli amanti della bicicletta potranno esplorare i percorsi cicloturistici che offrono panorami perfetti per scattare foto indimenticabili. Al contempo, per un’esperienza più immersiva, è possibile partecipare a entusiasmanti escursioni a cavallo, un modo diverso per scoprire le meraviglie di questi luoghi.

Inoltre, le attività all’aperto e l’esplorazione della natura sono indubbiamente arricchite dalla scoperta della gastronomia locale. I piatti tipici della zona sono un vero tripudio di sapori autentici, con un tocco leggermente piccante che li rende davvero unici. Gustare queste specialità non solo delizierà il palato, ma permetterà anche di tuffarsi nella cultura e nelle tradizioni del luogo.

Quindi, non ci resta che pianificare il prossimo viaggio per scoprire e assaporare tutte queste meraviglie.