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Un cuore di pietra tra l’Aspromonte e il mar Ionio: è Gerace, la città delle cento chiese

Un cuore di pietra tra l’Aspromonte e il mar Ionio: è Gerace, la città delle cento chiese

Bella tra le belle della Locride, Gerace si erge a 470 metri di altezza dominando dall’alto la Costa dei Gelsomini. La sua cattedrale è da record: è l’edificio religioso più grande della Calabria. 

Gerace è chiamato “il paese delle 100 chiese”. In realtà, oggi ne ha 17 ma si dice che qui ne siano state edificate in tutto 128. Ne spunta una quasi in ogni vicolo e c’è una piazza che, da sola, ne conta 3 poste su altrettanti lati: San Francesco, San Giovannello, Sacro Cuore. Si chiama, neanche a dirlo, piazza delle Tre chiese. A pochi metri c’è la cattedrale dell’Assunta. L’imponenza salta all’occhio ma è certificata anche dai numeri: con i suoi 1. 868 metri quadrati di superficie è infatti l’edificio religioso più grande della Calabria.

Servirebbero, forse, anche cento parole a fare da filo conduttore al nostro racconto di Gerace, se ne trovano ovunque. Tra gli antichi palazzi e le botteghe scavate nella roccia. Sul nostro taccuino ne abbiamo segnato però, come di consueto, soltanto tre.

Sparviero è la prima. Una parola che sa di leggenda e aggiunge fascino alla bellezza della storia. Ierax, nell’antica lingua greca. Da qui deriverebbe il nome Gerace, da quello del rapace che fin quassù guidò gli abitanti di Locri Epizefiri in fuga dai Saraceni invasori. A circa 470 metri di altezza, tra la montagna e il mare, tra l’Aspromonte selvaggio e l’indomito Ionio.

Restando con i piedi per terra, all’origine del nome ci sarebbe invece quello di una santa venerata da queste parti: Ciriaca. E così torniamo alla storia e alle sue tracce ancora evidenti. È Borghetto la nostra seconda parola e l’omonima porta segna l’accesso al centro storico di Gerace. È una delle tre rimaste delle 12 porte urbiche originarie. Proseguendo verso l’interno si incontra invece la Porta del Sole, così chiamata perché, essendo rivolta a oriente, all’alba accoglie i raggi nascenti e li lascia penetrare attraverso il suo arco.

La terza parola si trova proprio qui davanti: è Bombarde. Ieri la zona in cui erano posti i cannoni a difesa del territorio, oggi una meravigliosa terrazza sulla Costa dei Gelsomini.

Si erge fiera Gerace, offrendosi agli sguardi senza timidezza, consapevole del suo splendore. Si eleva da quello scrigno di ricchezze che è la Locride, vegliando su di essa dall’alto, oggi come ieri.

Lasciandola, non si può fare a meno di girarsi un’ultima volta a guardarla. Cuore di pietra in mezzo al verde, piccolo olimpo in mezzo alla valle. Bella tra le belle, accogliente ma inespugnabile.

Respirare aria pulita in Calabria, terra senza smog e patria della Dieta mediterranea

Respirare aria pulita in Calabria, terra senza smog e patria della Dieta mediterranea

Circondata dal mare e ricca di eccellenze gastronomiche, qui Pitagora con la sua Scuola insegnò al mondo a pensare. Una regione in cerca della strada giusta per rilanciare l’economia turistica e che ha l’enorme opportunità di poter garantire stili di vita a misura d’uomo con radici antichissime

Aria salubre

Venite a respirare aria pulita in Calabria, terra in cui lo smog è solo una parola straniera! In Sila, sul Pollino, sull’Aspromonte, nelle Serre… Concedetevi un weekend lungo o una settimana nella regione più antica d’Italia, quella nella quale è stata scoperta, da due scienziati americani, la Dieta Mediterranea. La Calabria ha poche industrie (ormai si potrebbe dire per fortuna), non ha metropoli inquinate, ha un’orografia fatta di alte montagne, colline, valli e coste accarezzate di continuo dal vento. La Calabria è stretta ed è quasi del tutto circondata dal mare, per cui in trenta minuti di viaggio ti consente di passare dai panorami jonici e tirrenici a quelli delle foreste di pini larici e di abeti bianchi.

Natura lussureggiante

La Calabria è natura lussureggiante, è cultura, è tradizioni, è il profumo della storia, è stili di vita a misura d’uomo. Vieni in un borgo delle aree interne di cinque province che sono una più bella dell’altra: farai la spesa quotidiana salutando il panettiere, il fruttivendolo, il macellaio, la negoziante del piccolo esercizio di alimentari. Niente stress, niente aria irrespirabile e mascherine, niente mezzi pubblici in cui sembri più una sardina in un vasetto che non un essere umano, ma solo sorrisi e strette di mano.

Prodotti gastronomici

In Calabria si producono formaggi con il latte delle mucche e delle pecore, e non nelle industrie che usano le polverine. In Calabria i salumi sono un’arte, tramandata da secoli e secoli, che utilizza maiali allevati con cura e con alimenti di prima scelta: le “lacrime” delle soppressate e delle salsicce di Calabria sono lacrime di gioia, di gusto, di genuinità. Ti chiediamo scusa viaggiatore e turista se ti imbatterai in qualche disagio dovuto a quanti hanno scambiato la politica per privilegio feudale e per gestione clientelare, invece che considerarlo un nobile strumento per occuparsi dei problemi e delle esigenze della comunità. Ma la gente di Calabria saprà accoglierti come se arrivassi in una famiglia. Prima di partire fatti una scorta di olio extravergine di oliva delle cultivar straordinarie che ancora si coltivano dal Reggino al Crotonese, dal Vibonese al Catanzarese e al Cosentino: forse conoscerai la Calabria per il suo tono “piccante”, ed è vero, ma ricorda che è soprattutto la terra dell’olio più buono e ricco del pianeta.

Storia e tradizioni

Muovendoti in Calabria, che è un immenso libro di storia, potrai giungere in comunità dove si parla ancora il greco antico, o la lingua degli arbëreshë albanofoni, o dove ascolterai parole che derivano dal greco di Achille e di Ulisse, dal latino di Cicerone, dall’arabo o addirittura dai Longobardi. L’eco dei millenni si avverte di continuo in Calabria, tra monumenti, tradizioni, parchi archeologici, e la ritrovi anche nei cibi: dai dolciumi alle carni e agli ortaggi, dalla pasta all’uso di erbe spontanee e di piante aromatiche. In un prato della Calabria, o incamminandoti lungo qualche pendio affacciato sul mare, potrai comprendere il concetto di biodiversità, di ricchezza della natura e dei pascoli che nutrono greggi e mucche podoliche allevate allo stato brado. Intanto continua a respirare aria pulita, fanne buona riserva prima di ritornare a vivere tra la nebbia e le polveri sottili.

L’eredità della Magna Grecia

In Calabria lo smog non esiste e respirare aria pulita rappresenta la normalità. Il giorno in cui ci libereremo dello smog dei feudatari che ancora guardano al privilegio di pochi piuttosto che al benessere di tutti, ti diremo che il Paradiso in Terra immaginato dallo spirito profetico di Gioacchino da Fiore, lodato anche dal sommo Dante Alighieri, esiste davvero: e lo trovi in Calabria! E non dimenticare mai, viaggiatore, che in Calabria il mondo occidentale ha iniziato a pensare con Pitagora e la sua Scuola. In Magna Grecia è nata la filosofia ed ogni scienza ha avuto la sua spinta iniziale: aritmetica, geometria, fisica, astronomia, medicina, regole della nutrizione connesse alle attività sportive, finanche la musicologia. Nella profondità di pensiero dei Calabresi ritroverai le radici del Pitagorismo che esaltò il concetto di armonia universale. E se accanto all’aria pura vorrai anche capire che vivi in una realtà troppo rumorosa, fai un salto a Serra San Bruno dove i Certosini scoprono Dio ogni giorno nel silenzio. Il silenzio quale via per incontrare Nostro Signore e coltivare la fede: lo insegnò Brunone di Colonia ai propri discepoli.

Autonomia e Aspromonte, la vocazione unitaria del Sud ha radici antichissime

Autonomia e Aspromonte, la vocazione unitaria del Sud ha radici antichissime

Autonomia e Aspromonte: la vocazione unitaria del Sud ha radici antichissime che tornano alla luce in epoca di nuovi separatismi. È questo il tema di un convegno che l’Associazione Nuovo Umanesimo sta organizzando in risposta alla riforma sulla conclamata Autonomia.

Garibaldi e la sua passione unitaria

La passione unitaria meridionale traspariva profondamente dalla popolarità di un eroe come Giuseppe Garibaldi nel Risorgimento, protagonista di epopee popolari specie dopo la ferita in Aspromonte Ma ancora prima l’unità è oggetto di un progetto straordinariamente attuale come una risposta al separatismo: è il progetto dei Normanni contenuto nella Canzone d’Aspromonte. C’è infatti nella canzone d’Aspromonte, la chanson de geste ambientata nella montagna sacra dei calabresi, in primo piano il segno dell’unità europea. Dopo la caduta di Risa-Reggio, per mano degli africani, tutti gli eserciti europei convergono in Aspromonte in difesa della cristianità.

Aspromonte baluardo a Sud dell’Europa

L’Aspromonte diviene così il baluardo a Sud dell’Europa come i Pirenei lo erano a Nord, Orlandino è l’eroe della canzone  di Aspromonte, così come nella canzone di Roland. L’empereur è colto da Orlandino mentre sta per soccombere nel duello col saraceno Almonte e esce vincitore conquistando l’elmo, la spada e il cavallo del pagano come ricorda Ariosto nell’Orlando Furioso che prende le mosse proprio dall’Aspromonte. La fontana ha un ruolo importante nella Canzone. Essa non è soltanto il luogo dove avviene il fatale duello tra Almonte ed Orlandino, ma entra anche nella profezia di Gallicella, la donna guerriera che sarà il modello di Bradamante, la donna guerriera dell’Ariosto.

Aspromonte fu simbolo di valore ed unità

Per secoli l’Aspromonte fu simbolo di valore ed unità finché i rifacimenti della prima Canzone ne perpetuarono la memoria, includendo i vari territori con l’inserimento di particolari che l’esercito di cantastorie nelle corti rinascimentali innestava nella vicenda principale. I Normanni, nel cui ambito sorge la Canzone, avevano un progetto politico ben definito di unità che si rifaceva a quello europeo dei carolingi, ma che guardava soprattutto all’Italia. Dunque, la Canzone non sarebbe la chiamata alla Guerra Santa ma il programma politico dei Normanni successori dei carolingi e poi dei signori delle corti padane. I Normanni avevano in comune con le corti padane l’ideologia cavalleresca, il sogno di uno stato meridionale cuore dell’impero.

Il primitivo progetto in questa direzione era tramontato alla morte di Federico II nel 1250 ma restava un’idea unitaria. Il progetto ha come elementi fondamentali la presenza forte dello Stato e la continuità dell’elemento educativo con l’inclusione di tutti i territori. Ogni territorio veniva incluso con un luogo, un personaggio, una gionta-aggiunta. Si crea pertanto una sorta di unità attraverso la lingua e la letteratura a cui lavorano intensamente le accademie. Il progetto politico-educativo dei Normanni in pratica si esaurisce alla morte di Federico ma ritorna con le corti.

Lorenzo dei Medici è il continuatore del progetto di uno stato unitario europeo

Lorenzo dei Medici è il continuatore del progetto di uno stato unitario europeo. La sua politica di equilibrio crea questo orizzonte politico. Dopo la pace di Lodi del 1454 tra Milano e Venezia e la morte del Magnifico, il progetto subisce un altro arresto ma viene ripreso dalle accademie. Le chanson de geste offrono un apporto notevole a tale progetto perché integrano nel ceppo principale tutti i territori con eroi locali, i suoi luoghi. Il poemetto della fine del 400 ha la sua importanza proprio nella direzione del progetto politico unitario.

Riunisce infatti i dati dei vari Aspromonti e propone ancora l’idea di unità. La canzone trasmigra al Nord accolta dai Gonzaga, ad Urbino e poi a Firenze, a Milano, a Venezia il poemetto in ottave è di casa dagli Estensi e viene letto da Ariosto. Verdizzotto, il redattore che appartiene all’Accademia senese, bada al modello virgiliano ma costruisce l’ottava, provvede a riprendere la tradizione classica ma sostituisce le invocazioni alle divinità pagane con preghiere cristiane

Se nella primitiva canzone prevale il fondamento del progetto educativo, la cortesia cavalleresca, qui prevale la solidarietà. Il gioco delle varianti rispetto ai temi fissi è notevole. La salita di Namo resta invariata e così il duello tra Almonte ed Orlandino, ma ci sono piccoli particolari che variano il tema. La tecnica del rinvio della narrazione nel momento culminante per creare sospensione sarà poi ripresa da Ariosto. Il poemetto che si diffonde dalla fine del 400 ad Urbino, Firenze, Milano, Venezia e Ferrara porta al pubblico delle corti l’idea di uno stato meridionale che risale la penisola e crea unità. Il progetto diveniva quello dell’unità nella differenza. Proprio quello di cui abbiamo bisogno.

Sentiero del Brigante: tutela paesaggistica in Calabria

Sentiero del Brigante: tutela paesaggistica in Calabria

Il primo sentiero tutelato come percorso tra storia, cultura e paesaggio dal Ministero della Cultura

ROMA E’ stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili e delle aree ricadenti nel perimetro del Sentiero del Brigante da sottoporre a tutela paesaggistica. Lo comunica l’Agenzia Cult. Si tratta del più vasto provvedimento di tutela paesaggistico in Calabria ed è il primo sentiero tutelato come percorso tra storia, cultura e paesaggio dal Ministero della Cultura.

Il sentiero

Il Sentiero del brigante ( info su www.sentierodelbrigante.it ) si estende lungo 140 km, dall’Aspromonte alle Serre, attraversa 2 province, incrocia 31 Comuni e 5 centri storici delle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, entrambi tutelati dal punto di vista paesaggistico che rappresentano i fulcri nodali di percezione del paesaggio urbano del contesto che si sta tutelando: Fabrizia, Mongiana, Bivongi, Serra San Bruno e Santo Stefano in Aspromonte.

Sentiero del Brigante: tutela paesaggistica in Calabria

Il provvedimento oltre a tutelare gli aspetti naturalistici, protegge anche centri storici attraverso regole qualitative condivise per la gestione delle trasformazioni in atto e future. Il Sentiero del brigante è un percorso culturale che diventa esperienza di conoscenza dei luoghi e di protezione dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni, promozione delle risorse del territorio e sistema turistico alternativo e integrato. Si caratterizza infatti per il suo grande interesse naturalistico grazie alla presenza di foreste, torrenti, ruscelli, cascate, paesaggi alpestri e mediterranei, insediamenti rurali, dimore nobiliari, centri abitati, emergenze architettoniche, siti di archeologia industriale.

Dotato di segnavia di colore rosso-bianco-rosso con sigla SB nelle due direzioni di marcia, attraversa il Parco Nazionale dell’Aspromonte e il Parco Regionale delle Serre. Da Gambarie a Carmelia, si articola in varie tappe, Zervò, Trepitò, Passo del Mercante, Passo della Limina, Mongiana, Bivongi, fino a Stilo, con strutture d’accoglienza lungo il cammino o nelle sue immediate vicinanze e può essere percorso a piedi, in mountain bike o a cavallo ed è indicato in alcuni tratti per le attività didattiche. Dall’inizio alla fine il sentiero incontra numerosi siti di grande interesse, antiche dimore nobiliari, strutture fortificate, resti archeologici, boschi ricchi di biodiversità, viste emozionanti, villaggi caratteristici e diventa così accoglienza del popolo dei viaggiatori.

Il provvedimento di tutela paesaggistica del Sentiero del Brigante in Calabria permette di valorizzare, divulgare e proteggere ulteriormente una vasta zona ambientale di primaria importanza naturalistica della Calabria e di tutto il Sud Italia.

 

 

Viaggio a Cirò Marina, nella terra del vino della Magna Grecia

Viaggio a Cirò Marina, nella terra del vino della Magna Grecia

In Calabria, questo lembo di terra, primo approdo degli antichi greci affacciato sul Mar Jonio, è da sempre vocato alla viticoltura. Dai vitigni autoctoni recuperati attraverso ricerche storiche fino a percorsi sostenibili nella natura incontaminata della tenuta, ecco come la famiglia Librandi ha deciso, da tre generazioni, di valorizzarlo.

Osservando lo stemma comunale di Cirò Marina si nota un profilo maschile dalla folta capigliatura formata da grappoli d’uva. Si tratta di Dioniso, o Bacco, la divinità del vino e della vite nella mitologia classica. Un’icona perfetta per la cittadina nella provincia di Crotone, punto di riferimento della produzione vinicola calabrese e tappa obbligata per i wine lover di tutto il mondo.

Questo territorio, ricco di tesori di mare e di terra che offrono prodotti di grande eccellenza come vini e agrumi, è meta importante anche per gli appassionati di archeologia, grazie alla presenza di moltissime aree storiche ricche di reperti, che ne documentano il grandioso passato fin dai tempi della Magna Grecia. Nota e amata dagli appassionati di mare e sport acquatici, grazie alle coste meravigliose che si sono guadagnate il titolo di bandiera blu e verde,  Cirò Marina recentemente è diventata punto di riferimento per gli appassionati di wine trekking.

Antichi territori vitivinicoli tutti da scoprire

Cirò Marina è una meta incantevole, che rappresenta alla perfezione la storia e l’anima della vite e del vino di questa terra, dove pianure e colline a ridosso del mare si sono adattate e trasformate in una grande varietà di sottozone, ognuna con il proprio carattere e peculiarità.

È proprio qui che i primi coloni greci sbarcati sulle coste, rimasero impressionati dalla fertilità di questa terra e portarono nuovi vitigni da impiantare, che avrebbero contribuito alla nascita del Cremissa, il vino che si narra fosse il premio delle antiche olimpiadi.

Storie di famiglia, tradizione e innovazione

L’esperienza enoturistica durante un viaggio a Cirò Marina diventa ancora più coinvolgente se alla bellezza del panorama si aggiunge la possibilità di poter visitare uno dei luoghi più caratteristici della zona: l’azienda vinicola Librandi, che da tre generazioni è ambasciatrice nel mondo della viticoltura calabrese con i suoi 350 ettari tra vigneti, oliveti e boschi.

Si tratta di una “famiglia del vino” sempre impegnata a diffondere la conoscenza del patrimonio locale. Pionieri della ricerca in ambito vitivinicolo, i Librandi hanno riscoperto vitigni autoctoni ormai dimenticati o perduti e avviato percorsi storico-antropologici, viticoli, enologici e genetici, al fine di conservare e valorizzare al meglio le caratteristiche delle varietà autoctone calabre.

Un lavoro che si è ulteriormente ampliato nel 1997 con l’acquisto della tenuta Rosaneti, dove sono stati creati vigneti sperimentali, tra i quali il giardino varietale. Questa collezione di vitigni autoctoni accoglie attualmente circa 200 varietà recuperate su tutto il territorio regionale, disposte in un vigneto dalla caratteristica forma a spirale. Un lavoro di ricerca complesso e con diversi obiettivi scientifici. Tra questi spicca ovviamente il lavoro di selezione clonale che ha portato alla registrazione dei primi cloni ufficiali di Gaglioppo, Magliocco e Pecorello, messi a disposizione di tutti i viticoltori calabresi.

Esperienze enoturistiche, Museo della Viticultura, percorsi cicloturistici e degustazioni sostenibili

Per i visitatori e gli enoturisti più appassionati, la cantina Librandi offre esperienze in linea con la propria filosofia di vita, nel segno della valorizzazione della natura. La proposta più completa è la Giornata Librandi, che inizia in cantina, con una visita completa delle varie sezioni, per poi partire alla volta dei vigneti dell’azienda Rosaneti, da visitare a bordo degli storici pick-up, che raggiungono tutti gli angoli della proprietà, e raggiungere il Museo della Viticoltura e del Vino, VI.TE.S. (Viticoltura, Territorio, Storia): si tratta di otto sale che, attraverso la collezione di attrezzi d’epoca, raccontano in modo didattico il passato della viticoltura calabrese, dalla Magna Grecia alla Calabria moderna. Il museo, fortemente voluto da Nicodemo Librandi, è oggi in continua evoluzione ed è situato nel casolare di inizio ‘800 nel cuore dell’azienda, perfetto per effettuare una degustazione dei vini e dei prodotti tipici, per poi trascorrere un pomeriggio all’insegna del relax, passeggiando tra i filari.

Il  territorio incontaminato della tenuta diventa, così, lo spazio in cui il visitatore può sentirsi libero di muoversi, tra passeggiate e percorsi cicloturistici che si snodano all’interno dei vigneti, vivendo un’esperienza immersiva all’aria aperta tra sport, cultura e degustazioni, in uno scenario incorniciato dai vicini borghi abbarbicati sulle colline circostanti. Come in un viaggio fuori dal tempo.

Il Parco Nazionale del Pollino compie 30 anni.

Il Parco Nazionale del Pollino compie 30 anni.

Nel novembre del 1993, due anni dopo la legge-quadro sulle aree protette, è stato istituito il più vasto Parco italiano per estensione. Un mondo di rocce, lupi, pini loricati e tradizioni che regala emozioni uniche.

L’Italia della natura protetta ha fatto un balzo in avanti meno di due anni prima, quando il Parlamento ha approvato la legge n. 394 del 6 dicembre 1991. Un provvedimento che gli ambientalisti chiedevano a gran voce da decenni, che mette fine a una lunga discussione in materia di Parchi e Riserve, che ha un enorme impatto sul territorio. Grazie alla legge-quadro, in pochi anni, i Parchi nazionali italiani salgono da cinque a una ventina (oggi sono 26) compreso il Parco nazionale del Pollino.

La vigilanza sui Parchi, con l’eccezione di quelli “storici” del Gran Paradiso e d’Abruzzo, viene affidata al Corpo Forestale dello Stato, che poi lascerà il posto ai Carabinieri Forestali.

Tra il 1988 e il 1989, mentre la legge-quadro è in discussione, altri Parchi nazionali come quelli dei Sibillini e del Pollino, hanno iniziato a nascere grazie a dei decreti-legge appositi. Dopo l’approvazione della legge 394, dei provvedimenti specifici formalizzano via via l’istituzione e le planimetrie dei nuovi Parchi. Uno di questi, del 15 novembre del 1993, sancisce la nascita del Parco Nazionale del Pollino.

Caratteristiche e Biodiversità del Parco 

Si tratta di un’area protetta che con i suoi 192.565 ettari è la più vasta d’Italia (la seguono il Cilento-Vallo di Diano e il Gran Sasso-Laga), che interessa due Regioni (Basilicata e Calabria), tre Province (Cosenza, Matera e Potenza) e ben 82 Comuni. La sede dell’Ente Parco è a Rotonda, sul versante lucano.

Oltre al massiccio del Pollino e della Serra Dolcedorme, che con i suoi 2266 metri è la vetta più alta, fanno parte del Parco il Monte Alpi di Latronico, in Basilicata, le selvagge vette dell’Orsomarso in Calabria, e ampie zone collinari affacciate sul Tirreno e sullo Jonio. L’area naturale che gode di un ampio prestigio naturalistico è composta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine architettonica, di dirupi, di gole molto profonde, di grotte carsiche, di timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli posti ad alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali e di massi erratici.

Grazie al Parco, vengono tutelati monumenti naturali come il canyon del Raganello e la valle del Lao, migliaia di ettari di rigogliose faggete, l’intero areale del pino loricato, una conifera dalla forma bizzarra e contorta che cresce nelle aree più rocciose e più impervie. Qualche anno prima, ai piedi della Serra delle Ciavole, erano stati individuati due esemplari di pini loricati vicini ai 1.000 anni di età.

Nel Parco Nazionale del Pollino, dal momento della sua istituzione, vivono il lupo, l’aquila reale, il capriolo, lo scoiattolo meridionale (dal pelame molto scuro), il gufo reale e il microscopico driomio calabrese, un roditore presente solo su poche montagne del Sud. Negli anni successivi verrà reintrodotto l’avvoltoio grifone e sarà confermata la presenza della lontra nei fiumi.

Sviluppo del Parco Nazionale del Pollino

Grazie al Parco, negli anni, si rilanciano sapori e prodotti del territorio, nasce una rete di centri visitatori e musei, cresce l’afflusso verso siti storici straordinari come la Grotta del Romito, presso Papasidero, dove il graffito di un “bos primigenius” è tra i capolavori dell’arte preistorica europea. Partono i progetti a tutela della cultura degli “Arbëreshë”, i discendenti degli albanesi immigrati tra il Quattro e il Cinquecento, durante l’invasione turca dei Balcani.

Tra gli escursionisti, già da anni, sono famosi i sentieri che salgono al Pollino, alla Serra del Prete e al Dolcedorme, e dopo il 1993 iniziano a essere frequentati anche i massicci meno noti. La creazione di una rete di sentieri segnati è più recente.

Oltre all’escursionismo a piedi si sviluppano quelli in mountain-bike e a cavallo, lo scialpinismo e le ciaspole, l’alpinismo invernale, la discesa dei canyon e il rafting sulle acque del Lao. La speleologia, come racconterà nel 2021 il film “Il buco” di Michelangelo Frammartino, è praticata da decenni. Il titolo di Geoparco dell’UNESCO, che si aggiunge da qualche anno a quello di Parco nazionale, conferma la bellezza e l’interesse scientifico di grotte, canyon e altre formazioni rocciose.

Lo scorso 15 novembre, il Parco Nazionale del Pollino ha celebrato i suoi primi trent’anni di vita con una cerimonia d’interesse soprattutto locale, che si è tenuta nel Cinema-Teatro comunale di Rotonda, con la partecipazione di Valentina Viola, presidente facente funzione del Parco, e di altre autorità.

Nell’ambito delle complesse sfide che ci aspettano, il Pollino e gli altri i Parchi avranno un ruolo di laboratori dove sperimentare modelli virtuosi di convivenza con la natura” ha detto la presidente Viola. “Essere parte di un’area protetta è un valore aggiunto e una straordinaria opportunità di sviluppo locale”.