Bova: un viaggio nella Calabria grecanica

Bova: un viaggio nella Calabria grecanica

Per chi desidera un’esperienza autentica, un viaggio a Bova è un incantevole viaggio in un passato remoto, dove le tradizioni millenarie si intrecciano con la vita quotidiana
Sulle pendici dell’Aspromonte, immerso in un paesaggio montano di rara bellezza, si trova Bova, un borgo antico che custodisce un tesoro prezioso: la lingua grecanica. Un dialetto di origine greca, sopravvissuto nei secoli e ancora vivo tra le mura del borgo.
Passeggiando per i vicoli acciottolati, si respira un’atmosfera di quiete e semplicità. Le case in pietra, con i tetti di tegole rosse, si affacciano su panorami mozzafiato, regalando scorci indimenticabili.
Il cuore pulsante del borgo è la sua piazza centrale, dove si affacciano la Chiesa di San Leo, con il suo campanile normanno, e il Palazzo Comunale. Qui, il tempo sembra essersi fermato e non è raro vedere, come un tempo, i bambini giocare in libertà, gli anziani ritrovarsi per conversare animatamente e – naturalmente – il profumo dei piatti tipici invadere l’aria.
Tuttavia, non sfugge certamente agli occhi e alle orecchie dei visitatori come la vera anima di Bova sia il grecanico: ascoltare gli anziani del luogo parlare questa lingua antica, con le sue sonorità evocative e il suo ritmo cadenzato, è un’esperienza immersiva davvero unica, un viaggio nel tempo che riporta indietro di secoli, quando la Calabria era terra di Magna Grecia. Oltre alla lingua, il borgo custodisce gelosamente le sue tradizioni. I costumi tipici, i canti popolari, le danze e i riti religiosi sono ancora vivi e vengono tramandati di generazione in generazione.

Cosa vedere a Bova

Per immergersi completamente nella cultura grecanica, diverse sono le possibilità a disposizione degli interessati. Si possono frequentare corsi di lingua, partecipare a laboratori artigianali, assistere a spettacoli folcloristici o degustare i piatti tipici della cucina locale.
Un’esperienza imperdibile è ad esempio quella della visita al Museo Civico “Gerhard Rohlfs”, dedicato al celebre studioso tedesco che per primo si dedicò allo studio del grecanico. Il museo ospita una ricca collezione di reperti archeologici, abiti tradizionali, strumenti musicali e documenti storici che raccontano la storia millenaria del borgo.
Tuttavia, forse la bellezza maggiore di cui si potrà godere a Bova è l’esperienza di passeggiare per i vicoli del borgo e ammirare le tipiche case in pietra. Non sarà poi difficile individuare alcuni dei monumenti più celebri come la Chiesa di San Leo e il Palazzo Comunale, o degustare i piatti tipici della cucina locale, fare un’escursione nei dintorni del borgo e ammirare i panorami montani.
Ricordiamo con questa occasione che il periodo migliore per visitare Bova è sicuramente l’estate, quando il borgo si anima di eventi e manifestazioni, e che per immergersi completamente nella cultura grecanica, è anche possibile alloggiare in una casa famiglia o in un agriturismo.

La lingua grecanica, le origini e la storia fino a noi

Protagonista indiscussa di tutto il territorio, la lingua grecanica, o greco-calabra, è un affascinante idioma minoritario ancora vivo in alcune zone della Calabria meridionale, come a Bova. Le sue origini affondano nella storia millenaria della Magna Grecia, quando le colonie greche fiorirono lungo le coste dell’Italia meridionale.
In particolare, ad oggi esistono due teorie principali sulle origini del grecanico. La prima è la teoria magnogreca, secondo cui vi sarebbe una discendenza diretta della lingua grecanica dal greco antico parlato dai coloni greci a partire dall’VIII secolo a.C. La lingua si sarebbe poi conservata in alcune zone isolate, resistendo alla latinizzazione e alle successive dominazioni. La seconda è invece la teoria bizantina, secondo cui il grecanico sarebbe il risultato di migrazioni di popolazioni ellenofone dall’Impero bizantino tra il IX e il XII secolo. In questo caso, la lingua sarebbe più recente e non discenderebbe direttamente dal greco antico.
Ad ogni modo, indipendentemente dalle sue origini, quel che emerge in modo evidente è che il grecanico ha avuto un ruolo importante nella cultura e nell’identità delle comunità calabresi che lo parlano. Nel corso dei secoli, la lingua ha subito influenze dal latino, dall’italiano e da altri dialetti locali, sviluppando caratteristiche distintive che la rendono un idioma unico.
Ad oggi, il grecanico è parlato da circa 30.000 persone in 9 comuni della Calabria meridionale, tra cui Bova. La lingua è riconosciuta come minoranza linguistica storica dallo Stato italiano e gode di tutela e promozione.
Purtroppo, nonostante tutti gli sforzi per la sua salvaguardia, il grecanico è ancora una lingua a rischio di estinzione. Le sfide principali sono legate al declino demografico, all’emigrazione e alla concorrenza dell’italiano. Tuttavia, la speranza per il futuro del grecanico è viva. Diverse iniziative sono in atto per promuovere la lingua tra le nuove generazioni, come l’insegnamento nelle scuole, la pubblicazione di libri e materiale didattico, e l’organizzazione di eventi culturali.
Preservare il grecanico significa non solo proteggere un patrimonio linguistico prezioso, ma anche mantenere viva la cultura e l’identità delle comunità che lo custodiscono. Ecco perché un viaggio a Bova, alla scoperta di questa lingua e del territorio in cui parla ancora, è un’esperienza culturalmente unica, pronta ad arricchire di fascino e di emozioni tutte le persone che avranno il desiderio di recarsi qui e di alimentare con curiosità la propria voglia di approfondire la conoscenza della lingua grecanica.
Mandatoriccio, il piccolo borgo calabrese dove il tempo si è fermato

Mandatoriccio, il piccolo borgo calabrese dove il tempo si è fermato

Un paesino nascosto nel cuore della Calabria jonica, dove vecchie tradizioni e accoglienza tipica del Sud vanno a braccetto

Ci troviamo in una piccola località calabrese in provincia di Cosenza ed affacciata sullo Jonio, poco conosciuta ma non per questo poco bella, tranquilla e interessante per la sua storia e per il suo mare: Mandatoriccio.

Un accenno di Storia

La storia di Mandatoriccio è un po’ diversa dal solito, poiché sembra essere una località fondata agli inizi del XVII secolo da Teodoro Mandatoriccio proveniente da Crosia, ma è stato scoperto, grazie ad alcuni ritrovamenti di reperti archeologici rimasti nella cittadina, che già in epoca precedente era un luogo abitato. Nonostante i ritrovamenti, il nome del fondatore è rimasto immutato per questa simpatica località che sembra derivi dal latino o dal greco come il padrone di una mandra.

Mandatoriccio diventa una zona fortificata con il suo castello di proprietà della famiglia omonima fino quasi alla fine del XVII secolo, per poi diventare nel tempo una università francese sotto il governo di Cariati a cui fu sottratta la limitrofa ancora più piccola località di Pietrapaola (di cui parlerò poi). Seppur piccola, Mandatoriccio insieme alle altre del Regno d’Italia fece la sua parte nelle vicende nazionali e storiche riprendendosi lentamente Pietrapaola agli inizi del secolo scorso.

Mandatoriccio si è formata lentamente, grazie a tutti coloro che fuggendo i pericoli dei pirati e dalle montagne circostanti arrivavano qui per vivere in pianura e in tranquillità; i vari contadini e allevatori che transitavano spesso si fermavano nella piazza principale, ora Piazza Garibaldi, o dietro la Chiesa dell’Addolorata per poi proseguire verso la Sila o verso il basso per rifocillarsi durante il cammino.

Nel 1783 un violento terremoto colpì un’ampia zona della Calabria partendo dalla Sicilia, le scosse furono molto forti e l’Italia meridionale fu colpita tanto da rimanere nella storia;
alcune località vennero distrutte e ricostruite, tra cui Mandatoriccio, che si trovò a combattere anche con violenti maremoti.

Cosa vedere a Mandatoriccio

Sebbene non più in piedi dalla sua costruzione che risale alla fine del XV secolo, esistono alcuni ruderi dell’ormai scomparso Castello di Mandatoriccio, che doveva essere dotato di un ponte levatoio e quattro torrioni, a difesa dai Turchi, così come alcuni resti delle mura megalitiche che si possono vedere intorno alla cittadina; ben visibile è il torrione, dove al suo interno ora ha sede il Municipio. Proprio attorno a questa fortezza il popolo di Mandatoriccio si stabilì e rimase a vivere in maniera più tranquilla.

La Chiesa della Madonna Addolorata è una costruzione mutata nel tempo, con una forma irregolare. La varietà di materiali usati per la sua edificazione dimostra quante modifiche siano avvenute dalla sua nascita.

Il mare e la spiaggia

Se Mandatoriccio si trova leggermente in alto rispetto al mare, c’è da dire che la parte bassa, Mandatoriccio marina, ha un mare bellissimo, di una trasparenza e incantevole limpidezza;
le sue spiagge sono di sabbia fine e chiara, molto ampie e tanto tanto lunghe. Fare il bagno in queste acque equivale a fare il bagno in piscina, tanto è chiaro questo mare.

Come si vive a Mandatoriccio

La gente che si incontra a Mandatoriccio non è tanta, anzi diciamo che ora è rimasto attivo solo un negozio dove si trova di tutto. Da Franco infatti si può acquistare dal rasoio al pane, perché è davvero l’unica attività rimasta aperta; certo non manca il bar e nemmeno la chiesa, ma il mio incontro con Franco è stato interessante.

Franco mi ha raccontato un po’ della storia del paese, di chi è andato in cerca di fortuna tanti anni fa e ancora deve tornare, di chi invece credeva di trovare di meglio fuori di lì e invece è tornato a casa. A Mandatoriccio ci sono tante case, alcune sembrano abitate perché hanno le imposte aperte ma invece sono vuote, e alla mia domanda curiosa Franco mi ha risposto sorridendo che è per intimorire i ladri.

Posso dire che questo paesotto mi è piaciuto tanto, mi è piaciuto il panorama che si gode da lassù, mi è piaciuto proprio perché è solo, perché non ha abitanti tanti quanti le case, perché ho toccato con mano cosa vuol dire rimpiangere i paesani andati via, perché seppur triste quelle poche persone anziane che sono lì salutano chiunque passi, e poi grazie a Franco ho capito che la gente, la sua gente, gli manca e nonostante ciò il sorriso non gli è mai mancato.

Altomonte: uno dei borghi più belli della Calabria

Altomonte: uno dei borghi più belli della Calabria

Nel cuore della Calabria, tra le maestose montagne dell’Appennino Meridionale, si trova Altomonte uno dei borghi più belli della Calabria. Questo affascinante paese, noto per essere all’interno dell’elenco delle “Città del Pane” e inserito nella lista dei “Borghi più Belli d’Italia”, vanta una storia ricca e una bellezza naturale straordinaria.

Il borgo è inserito in un felice scenario naturale che abbraccia le cime del Pollino e dell’Orsomarso, il mare Ionio, la piana di Sibari e la valle dell’Esaro. A pochi km da Altomonte si trova la Riserva del Farneto, un tempo riserva di caccia dei Sanseverino, con laghetto da pesca. In breve si raggiungono le comunità albanesi della Calabria e il Parco Nazionale del Pollino, dove c’è possibilità di trekking, così come nella Valle dell’Argentino e del Rosa, è di imminente apertura il Parco del fiume Grondo (passeggiata naturalistica lungo le rive del fiume, area picnic) a tre km dall’abitato. In questo articolo esploreremo la sua storia, cosa visitare nei dintorni e come raggiungerlo.

STORIA DEL BORGO DI ALTOMONTE

Altomonte trova traccia nelle prime fonti storiche nel XII secolo, quando il borgo fu costruito su un’altura rocciosa per scopi difensivi. Il suo nome stesso, “Altomonte,” deriva dalla sua posizione elevata, che lo rendeva un luogo ideale per controllare le vie di comunicazione dell’epoca.
Nel corso dei secoli, Altomonte ha vissuto diverse dominazioni, tra cui quelle dei Normanni, degli Angioini e degli Aragonesi.

Uno dei momenti più significativi nella storia di Altomonte è stato il terremoto del 1638, che ha causato ingenti danni al borgo. Tuttavia, gran parte dell’architettura storica è stata restaurata e conservata, permettendo ai visitatori di oggi di ammirare la sua bellezza e il suo fascino medievale.

COSA VISITARE VICINO AD ALTOMONTE

Cattedrale di San Nicola
Questa magnifica cattedrale risalente al XIII secolo è uno dei principali luoghi di interesse di Altomonte. All’interno, potrai ammirare splendidi affreschi e opere d’arte sacra.

Castello Normanno
Il castello, costruito nel XII secolo, domina il borgo ed è un punto di riferimento storico. Oggi, parte delle sue mura e delle torri sopravvive, offrendo una vista panoramica sulla città e sulle montagne circostanti.

Chiesa di Santa Maria della Consolazione
Questa chiesa rinascimentale presenta una facciata imponente e interni riccamente decorati.

Il Parco Nazionale del Pollino
Altomonte è situato ai piedi delle montagne del Parco Nazionale del Pollino, il che lo rende un punto di partenza ideale per escursioni e attività all’aria aperta.

COME ARRIVARE AD ALTOMONTE IN MACCHINA DA COSENZA

Per raggiungere Altomonte in macchina da Cosenza, segui queste semplice indicazioni:

  • Prendi l’autostrada A3 in direzione di Reggio Calabria.
  • Prendi l’uscita per Altomonte e segui le indicazioni per il centro storico.
  • Segui la strada panoramica che ti condurrà attraverso paesaggi incredibili e ti porterà direttamente a Altomonte.

Una volta arrivato, potrai passeggiare per i vicoli di questo incantevole borgo visitando il suo centro storico, assaporare la sua atmosfera e gustare le prelibatezze locali come il pane tradizionale; inoltre la cucina contadina punta sulla genuinità degli ingredienti. Piatti forti sono le paste fatte in casa, le minestre a base di verdure e legumi, la mischiglia, composta da nove erbe spontanee cotte insieme, e i secondi a base di carne. Tipiche del luogo sono le cicerchie, raro legume che sta tra i ceci e i lupini  I zafarani cruschi, peperoni essiccati al sole e saltati nell’olio bollente. Tra i dolci, quelli al miele di tradizione araba. Altomonte è uno dei borghi più belli della Calabria ma anche poco conosciuto e che meriterebbe più attenzione a dedizione da parte dei turisti.

Dai racconti di Edward Lear al Sentiero dell’inglese nella Calabria grecanica più bella

Dai racconti di Edward Lear al Sentiero dell’inglese nella Calabria grecanica più bella

Il Sentiero dell’inglese nella Calabria grecanica è costituito da sette tappe percorribili in sette giorni, alla scoperta di piccoli borghi e paesaggi mozzafiato. Un itinerario escursionistico sulle orme del paesaggista britannico che nel 1847 raccontò le bellezze dell’Aspromonte del suo “Diario di un viaggio a piedi”

Segue le tracce di Edward Lear, viaggiatore e paesaggista inglese dell’800 che si inoltrò nell’Aspromonte, il Sentiero dell’inglese, un cammino di 7 giorni all’interno della Calabria grecanica, alla scoperta di paesi abbandonati, paesaggi incredibili, fiumare e borghi da visitare.

Il sentiero dell’inglese nella Calabria grecanica sulle tracce di Edward Lear

Un itinerario di tipo escursionistico, quindi adatto ai più “allenati”, nato nel 1994 grazie ad un progetto del Wwf Italia nell’ambito del programma pilota Cadispa – Conservazione e sviluppo in aree scarsamente popolate -, all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte, tramite l’ospitalità diffusa.

Il Sentiero dell’inglese nella Calabria grecanica deve il nome proprio a Edward Lear, che decise di intraprendere un viaggio nelle terre del Regno delle Due Sicilie, nel 1847, e di andare alla scoperta anche della Calabria, raccontandone le bellezze nel suo Il diario di un viaggio a piedi”.

Prendendo spunto dagli scritti di Lear, si diede vita all’itinerario lungo il quale si può trovare una rete di servizi turistici offerti dalle comunità dei piccoli paesi della zona grecanica aspromontana, l’Ospitalità Diffusa. Sperimentata per la prima volta da un gruppo di 16 tedeschi, promuove un modello di turismo etico, non di massa, rispettoso dei luoghi e della cultura del posto, che coinvolge tutte le comunità, le quali traggono numerosi benefici dal modello di ospitalità.

Favorisce ad esempio i legami tra paesi, valorizzando le risorse presenti e permettendo a tutti di contribuire alla crescita culturale e civile delle comunità stesse.

Il rilancio del cammino nel 2019

La sinergia tra Naturaliter (www.naturaliterweb.it ) che si occupa di trekking e ospitalità, e Compagnia dei Cammini, associazione nata per diffondere la cultura del camminare in Italia, permette nel 2019 la ripresa del cammino, con la revisione del percorso, una nuova segnaletica, tracce GPS gratuite e una nuova mappa.

Si dà così vita ad un trekking itinerante da godere anche insieme a guide esperte per scoprire l’area grecanica più affascinante, fatta di tradizioni, buon cibo, bellezze da vedere, e saperi locali, al fine di valorizzarle e renderle fruibili a chi vuole scoprire la vera essenza della Calabria Grecanica.

Il progetto coinvolge l’intera comunità locale dei piccoli centri presenti: dalle famiglie, alle associazioni, agli artigiani, e ancora pastori, operai idraulico-forestali, piccoli imprenditori.

Per realizzarlo, gli ideatori del cammino non hanno mai usufruito di finanziamenti pubblici di alcun genere. Prendendosi cura dei sentieri e dando supporto logistico ai camminatori, che provengono anche dall’Estero, danno la possibilità alla comunità locale di sviluppare una microeconomia basata sull’accoglienza, allontanando così l’ombra del processo di spopolamento purtroppo sempre più vicina ad alcuni territori.

Sette tappe in sette giorni

Varie le località da visitare durante il cammino diviso in sette tappe, da fare in sette giornate: la partenza è da Pentedattilo, il paese abbandonato su cui spicca una roccia a forma di cinque dita, per arrivare a Bagaladi, situato su una collina ai piedi del Monte Sant’Angelo; da Bagaladi si va poi verso Amendolea di Condofuri, nella Vallata dell’Amendolea dominata dalla Fiumara che porta lo stesso nome; si prosegue poi per Bova, uno dei borghi più belli d’Italia, andando all’esplorazione anche di Gallicianò, una piccola frazione in cui abitano 60 persone dove si può visitare la chiesa ortodossa; da Bova al punto panoramico di Monte Grosso e ritorno; per poi andare verso Palizzi, il borgo medievale più a sud d’Italia; da Palizzi a Pietrapennata, piccolo borgo semi abbandonato contornato da grandi rocce; e infine l’ultima tappa, da Pietrapennata a Staiti, il più piccolo comune della Calabria, valicando Monte Cerasia.

In ogni tappa c’è sempre un referente, che può essere un’associazione, un agriturismo, un B&B, pronti a dare accoglienza, sostegno e informazioni per la successiva tappa, e per chi percorre completamente il cammino, viene rilasciato un attestato.

Il Sentiero dell’Inglese ( https://sentierodellinglese.wordpress.com/contatti/ ) nasce con la chiara missione di rendere fruibili ai viaggiatori di tutto il mondo questi angoli incontaminati di Calabria, e far godere tutti loro delle grandi bellezze custodite tra le valli d’Aspromonte.

Castelli in Calabria: eccone 6 da visitare in autunno davvero incredibili

Castelli in Calabria: eccone 6 da visitare in autunno davvero incredibili

Uno più bello e maestoso dell’altro! Ecco i castelli della Calabria che vale la pena visitare

Quando pensiamo alla Calabria, ci vengono subito in mente spiagge baciate dal sole, paesaggi collinari e una cucina ricca di sapori. Questa regione situata nel sud-ovest dell’Italia offre anche molto di più: in mezzo a paesaggi incantevoli e borghi pittoreschi, si ergono i diversi castelli della Calabria, testimoni di un passato ricco di epiche avventure, di nobiltà e storia. Ma quali sono i castelli della Calabria più belli che vale davvero la pena visitare in questo periodo autunnale, quando l’aria è fresca e frizzante? Scopriamoli insieme.

6 tra i più bei castelli della Calabria da non perdere

Terra aspra e fertile, di mare e di montagna, bellezze naturali, ma anche di strutture difensive che sono state costruite in risposta alle continue minacce delle invasioni: la Calabria, che possiede un tratto di costa così grande, ha costretto i regnanti delle varie epoche ad erigere molte fortezze a scopo militare e strategico, lungo le principali vie di comunicazione. Moltissime le possiamo ammirare ancora oggi e ben conservate.

Castello Aragonese, Le Castella (Capo Rizzuto)

Nel cuore della Calabria, sorge un castello affacciato sullo splendido Mar Ionio, il Castello Aragonese. Questa roccaforte, anche conosciuta come Le Castella, è situata su una piccola isola collegata alla terraferma da un istmo di sabbia. Il castello, costruito dagli Aragonesi nel XV secolo, è un esempio eccezionale di architettura militare. Ben conservate le imponenti mura e le torri che una volta proteggevano la struttura e salendo sulle torri è possibile godere di una vista panoramica mozzafiato sulla costa calabrese.

Il castello è inserito in un contesto ambientale di pregio naturalistico e si affaccia sulla bellissima spiaggia di Le Castella bagnata da e acque cristalline, perfette per il nuoto e gli sport acquatici.

Castello Ducale di Corigliano Calabro

Situato nella graziosa città di Corigliano Calabro, questo castello è un altro capolavoro di architettura medievale. Costruito dai Normanni nell’XI secolo e successivamente rimaneggiato, è un simbolo di potere e nobiltà.

Il mastio centrale del castello, con il suo ponte levatoio ben conservato, è un punto di partenza ideale per la tua esplorazione. Attraversando il ponte levatoio, si accede al cortile interno, circondato da arcate e mura antiche, perfetto per una passeggiata tranquilla e per scattare foto indimenticabili. Il piano più ricco è quello delle crociate con affreschi di antichi sovrani e cavalieri alle pareti, scene di drammatiche battaglie.

All’interno del castello c’è un museo che raccoglie oggetti e testimonianze storiche legate a Corigliano Calabro e che, quindi, offre un’opportunità per immergersi ulteriormente nella storia di questo luogo affascinante.

Castello Normanno Svevo di Cosenza

Cosenza, vanta uno dei castelli più iconici della regione, il Castello Svevo situato sulla sommità del colle Pancrazio, uno dei sette colli della città. Costruito dagli Svevi nel XIII secolo, è stato testimone di molte epoche e avvenimenti storici. Circondato da mura medievali, imponenti e ben conservate, permette di passare attraverso la storia di Cosenza e di ammirare la città da una prospettiva unica. Bellissimi e ben conservati gli interni. In particolare è suggestiva la Sala del Ricevimento che conserva caratteri gotici, così come la Sala delle Armi costruita da Federico II che si compone di sei sale. Da non perdere la Torre Ottagonale dal significato simbolico.

Il Castello Svevo è spesso sede di eventi culturali, tra cui concerti, mostre d’arte e rappresentazioni teatrali.

Castello di Altomonte

Altomonte è una pittoresca cittadina collinare in Calabria che custodisce la fortezza costruita dai Normanni nel XII secolo, un esempio impressionante di architettura medievale. All’interno del castello si trova un cortile interno, circondato da colonne e archi, uno spazio ideale per rilassarsi e ammirare l’architettura circostante. All’interno si trova la Sala delle Armi, una delle stanze più affascinanti dove sono esposte diverse armi antiche.

Salendo al punto più alto del castello è possibile godere di una vista panoramica delle montagne e delle campagne circostanti. La foto perfetta per il tuo album di viaggio.

Castello di Santa Severina

Situato nella cittadina omonima, è un altro gioiello dell’architettura medievale. Questa fortezza, costruita nel IX secolo, è nota per la sua imponenza e per la sua posizione privilegiata su una collina. La Torre Normanna è uno dei punti salienti del castello e offre una vista mozzafiato sulla città di Santa Severina e sulle valli circostanti.

Castello Normanno di Amendolara

Situato nel pittoresco borgo di Amendolara, è un altro esempio dell’eredità medievale della Calabria. Questa roccaforte, costruita dai Normanni nel X secolo, sorge su una collina con vista sul Mar Ionio ed è circondata da mura fortificate, una delle quali è stata convertita in un belvedere. Da qui si gode di una vista spettacolare sulla costa e sul mare. Dell’antica struttura restano anche il ponte di accesso in muratura, il fossato, la torre poligonale e il colonnato aragonese.

Alla scoperta di Morano Calabro: un viaggio tra natura e storia in uno dei borghi più belli d’Italia

Alla scoperta di Morano Calabro: un viaggio tra natura e storia in uno dei borghi più belli d’Italia

Natura, storia e bellezze naturali si mescolano a Morano Calabro, piccolo paese a circa 700 metri di altitudine che si affaccia sul versante calabrese del monte Pollino, nel nord della Calabria.  Entrato a far parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia, Morano si presenta con tante casette di pietra l’una di fianco all’altra, che lasciano spazio alle vie le quali si dividono in stretti vicoli, archi e scalinate scavate nella pietra, ricreando degli scorci veramente particolari.

Il castello normanno-svevo risale al X secolo, ampliato nel 1200 per una maggiore difesa, ora è un rudere in cima al paese di Morano Calabro e la struttura ricorda quella del Maschio Angioino a dominare la valle del fiume Coscile.  Fu Pietro Antonio Sanseverino a conferirgli l’attuale forma nel XVI secolo, chiamando i migliori architetti napoletani affinché lo rendessero più sfarzoso possibile, per utilizzare il castello come sua dimora estiva. Circondato da un fossato con ponte levatoio, il castello si presentava a tre piani con sei torrioni cilindrici e grandi stanze divise in più appartamenti. Nel 1806 fu bombardato per mano dei francesi, iniziando un declino che lo avrebbe portato a diventare un rudere. Alcuni tratti delle facciate sono stati però recuperati da recenti ristrutturazioni, come anche alcune stanze e due torrioni.

Le Chiese di Morano Calabro

Continuando il cammino verso il basso del paese, si incontra la chiesa di San Pietro e Paolo, costruita nell’anno 1000, che presenta al suo interno uno stile tardo-barocco, la più antica chiesa di Morano. Suddivisa in tre navate, il suo campanile è invece di epoca medievale. Proseguendo il vostro giro tra i vicoli troverete altri edifici religiosi di importante bellezza, come la chiesa di San Nicola di Bari e la chiesa e il Monastero di Bernardino da Siena.

Quest’ultimo rappresenta uno degli esempi più importanti di architettura francescana in Calabria. Sulla facciata si fanno strada due portali in pietra gialla in stile tardo-gotico, anche se non manca lo stile moderato degli ambienti francescani grazie all’uso dei materiali a vista. Al suo interno si possono trovare importanti opere d’arte: il soffitto ligneo a carena di nave, unico nella nostra regione, e il Polittico di Bartolomeo Vivarini, dipinto a Murano nel 1477.

Il museo Naturalistico a Morano Calabro

Unico nel suo genere in Calabria, il museo naturalistico diffuso il “Nibbio” è stato creato nel 1998, con lo scopo di valorizzare il centro storico e la sua identità, grazie al recupero di vecchie case che sono diventate luoghi da vivere e nei quali ritrovare un pezzo di memoria di Morano Calabro. Fa parte del progetto il Museo Naturalistico, dove si trovano varie sezioni monotematiche nelle quali si possono vedere collezioni di varie specie di animali e non solo: dai mammiferi agli uccelli, agli insetti, e ancora minerali e fossili, che raccontano la fauna, la flora, la geologia e la paleontologia del Pollino in relazione agli ecosistemi di altre aree del mondo.

La ricchezza della biodiversità presente in questa zona è raccontata attraverso veri animali, ritrovati senza vita e trasformati in reperti naturali, che in questo modo possono dare una chiara narrazione sul proprio comportamento nell’habitat naturale in cui sono nati.

Nel percorso di visita vi accompagnerà Nicola Bloise, ideatore e creatore del progetto, che da buon sognatore, molti anni fa ha deciso di lasciare il suo lavoro fisso per ritornare a Morano Calabro, con il sogno di recuperare vecchie case e far rivivere il borgo con vari progetti che lo coinvolgessero in più ambiti.

L’ospitalità diffusa

 Morano Calabro sta portando avanti un progetto che riguarda le casette dell’ospitalità diffusa, che dopo essere state acquistate e restaurate, hanno dato vita ad un disegno di riqualificazione del centro storico, nella zona vicina al castello. Ogni casa è caratterizzata da una tematica e da un nome connesso allo stile che vi si può trovare dentro. Soffitta delle ginestre, casa del musicista, rifugio del viandante, casa dell’artista o ancora la torretta del poeta, sono tra i nomi che si trovano scritti vicino alle porte delle casette pronte ad accogliere viaggiatori e persone che ancora sanno stupirsi davanti alla bellezza racchiusa nei piccoli borghi e nelle piccole cose.

L’affaccio sulle cime del Pollino non può che rendere ancora più piacevole la permanenza a Morano Calabro dove si può godere una vita più lenta e genuina rispetto a quella frenetica che siamo abituati ormai nostro malgrado a vivere.  Oggetti recuperati e restaurati costituiscono gli arredamenti delle abitazioni, realizzati seguendo il filo conduttore del riuso, che riprendono nuova vita grazie all’artigianalità, con il risultato anche di un minore impatto ambientale.

Gastronomia

Anche la gastronomia riveste uno spazio importante a Morano Calabro, da provare anche in alcuni degli spazi nei pressi del castello svevo, per godere di una suggestiva vista mentre si gustano i piatti tipici del luogo, con sfondo del Pollino e circondati dalle antiche mura. Un connubio tra buon cibo, natura e storia che fa bene al palato, ma anche alla vista.

Una delle pietanze tipiche del territorio è rappresentata dai primi piatti fatti in casalaganetagliolinignocchi, e i tipici cavateddri, una specie di piccoli gnocchetti cavi, e i riscateddri, maccheroni da mangiare con il sugo di salsiccia. Piatto tipico per antonomasia è invece lo stoccafisso con patate. Sul territorio si producono inoltre un ottimo olio d’oliva e diversi tipi di formaggi lavorati artigianalmente fatti con latte di pecora locale, che vanno dal caciocavallo al pecorino, fino alla mozzarella, la treccia e la ricotta. Un formaggio tipico del luogo è la felciata, da consumare fresco appena fatto, viene presentato sulla tavola avvolto nelle foglie di felce.

Dal castello Normanno Svevo, alla chiesa di San Bernardino, al museo naturalistico, all’accoglienza diffusa grazie alle casette ristrutturate, Morano è un paese tutto da scoprire, tra paesaggi meravigliosi, passeggiate alla scoperta del patrimonio storico e l’ottima gastronomia locale.