da Redazione | Ago 20, 2025 | Calabria Borghi, Calabria Natura, Calabria Parchi
Uno dei posti più attrattivi della Sila, ogni anno accoglie migliaia di visitatori e villeggianti tra bellezze paesaggistiche e tante attività in mezzo alla natura.
La nascita di Camigliatello Silano come località turistica risale ai primi decenni del Novecento. Dopo l’avvio di alcune attività artigiane e l’apertura dello sportello postale, fu Michele Bianchi – politico calabrese, poi ministro del Regno d’Italia – a sostenere con forza la valorizzazione della zona. Fu tra i primi a intuire, infatti, il potenziale di questo territorio e dalle sue idee nacquero il rifugio per turisti e la ferrovia a scartamento ridotto tra Cosenza e San Giovanni in Fiore, ancora oggi uno dei simboli identitari dell’altopiano. Seguirono investimenti pubblici e privati che, insieme alla costruzione della statale 107, permisero lo sviluppo di Camigliatello come centro della montagna calabrese.
Il piccolo salotto di Via Roma
Da allora, è sempre stato il luogo più vivace dell’altopiano e uno dei posti più attrattivi della Sila. Frazione montana del Comune di Spezzano della Sila, a oltre 1200 metri di altitudine, accoglie ogni estate migliaia di visitatori e villeggianti. Via Roma, che è poi il suo corso principale, pieno di botteghe, locali e strutture ricettive, è il piccolo salotto di questo borgo montano.
Le bellezze naturali della Sila
Essere nel cuore del Parco Nazionale della Sila significa molto, ma ha valore anche il lavoro di tutela che l’amministrazione comunale svolge nelle aree di sua competenza. È così che si può attraversare un paesaggio protetto, di cui meravigliarsi passo dopo passo. Al lago Cecita, che come vediamo si presta anche come location perfetta per i concerti, ci si arriva passando in mezzo ai verdi colossi naturali. Qui, oltre a godere del più grande specchio d’acqua della Calabria circondato dai boschi, si può visitare la piccola chiesetta di San Lorenzo, proprio a bordo lago, uno dei luoghi più visitati di quest’area. Ogni anno, il 10 agosto, è meta di un pellegrinaggio notturno molto sentito. I fedeli partono dalla Parrocchia dei Santi Roberto e Biagio e, attraversando i sentieri montani, raggiungono il lago dove, all’alba, si celebra messa in un rito semplice e profondo, in mezzo alla luce e ai colori della natura che accendono il paesaggio.
Gli edifici storici
Lungo la strada che costeggia il lago, si trova il Centro Visita “Cupone”, gestito dall’Ente Parco Nazionale della Sila in collaborazione con il Reparto Carabinieri per la Biodiversità. Il centro ospita un museo naturalistico, un orto botanico e un’area faunistica in cui è possibile osservare cervi, caprioli, lupi e rapaci in semilibertà. Diversi percorsi didattici attraversano le foreste intorno, con pannelli informativi sulla flora e sulla fauna. Ci sono anche un arboreto e un tracciato sensoriale per il pubblico non vedente. Le vecchie fornaci per la produzione del carbone, oggi restaurate, restituiscono un pezzo di storia sulle attività tradizionali della montagna silana. E poi, ancora, sempre a pochissima distanza da Camigliatello, la Riserva dei Giganti della Sila e il Casino Mollo, beni tutelati dal FAI. Il Casino, un antico edificio seicentesco appartenuto ai baroni Mollo di Cosenza, restaurato e restituito al pubblico solo poche settimane fa, si trova accanto al bosco ultracentenario dei meravigliosi pini larici. Fu centro di un villaggio rurale attivo fino al Novecento, legato alle attività agricole e forestali. La famiglia Mollo ha vissuto e difeso per decenni questo paesaggio, e oggi grazie a quella sensibilità, possiamo ancora goderne. La donazione al FAI rappresenta un gesto straordinario che rende oggi il Casino un luogo accessibile, pronto ad accogliere i visitatori con nuovi spazi e contenuti culturali.
Il Treno della Sila
La Riserva è anche meta dei viaggi organizzati da Ferrovie della Calabria con il Treno della Sila, che parte dalla storica stazione di Camigliatello. Da qui, una quasi centenaria locomotiva a vapore traina antiche carrozze di inizio Novecento, verso San Nicola-Silvana Mansio, la stazione più alta d’Italia a quota 1404 metri. Un treno per appassionati e per i turisti che possono viaggiare – è il caso di dire – nel tempo, e per tutti coloro che continuano a preferire la Sila in ogni stagione. Anche in autunno, ad esempio. Con il cambiare delle stagioni, Camigliatello ne accoglie i frutti per offrirli in manifestazioni dedicate come la Sagra del Fungo, che è una delle più note dell’intero Mezzogiorno. Giornate intere consacrate al prodotto più rappresentativo dei boschi silani, con degustazioni, mostre-mercato, laboratori, visite guidate ed eventi collaterali. Un appuntamento atteso, che ogni anno porta nella località montana oltre 100.000 presenze.
Una ricarica naturale
Le strutture ricettive sempre più numerose, l’eccellente rete gastronomica, un’infinità di attività outdoor, i servizi, la posizione strategica, rendono Camigliatello un punto di riferimento. Gli impianti di risalita di Monte Curcio, la Strada delle Vette, il Centro Visita di Cupone, i sentieri, i percorsi ciclabili e i parchi avventura sono facilmente raggiungibili. Chi cerca ambienti attrezzati trova qui una risposta immediata, e chi vuole solo rimettersi in connessione con la natura ha solo da scegliere tra boschi, laghi, riserve protette, aria pulita, spazi aperti. È una ricarica naturale, un’isola felice, in cui potersi rifugiare sempre.
da Redazione | Mar 23, 2025 | Calabria Borghi
In Calabria c’è ancora un paese dove si parla greco dopo 3000 anni, ed è il luogo perfetto per respirare la storia in ogni sua forma
Se in un italianissimo borgo si parla ancora una lingua ellenica questi non può che essere definito l’Acropoli della Calabria: stiamo parlando di Gallicianò, una realtà di appena 60 abitanti in cui ancora resiste l’affascinante lingua degli antichi greci.
Itinerario
Un giretto di oltre 250 km, per scoprire un luogo che ha decisamente del magico: un anello di quelli che tanto ci piacciono dove i chilometri sono tanti, le curve ancora di più e i panorami vi resteranno letteralmente scolpiti nel cuore. Partenza da Villa San Giovanni, porta d’ingresso della Calabria per chi viene da sud, ma voi potrete gestirvelo come meglio credete. Si punta a sud con l’aiuto della SS 18 Tirrena inferiore che, dopo qualche chilometro, diventa la SS 1o6 Jonica. Sarete costantemente in affaccio sul mare ma occhio al bivio a Condofuri Marina; qui, difatti, dovrete girare a sinistra e salire decisi fino a Gallicianò. Terminata la visita nell’Acropoli di Calabria, torneremo sulla SS106 per attraversare altri paesaggi e altre meraviglie.
A San Nicola approfittate della SP 2 dir, che svolta decisa dentro l’Aspromonte, per visitare un po’ del misterioso entroterra calabrese; nomi evocativi come Platì, Delianuova e Cirello si alterneranno prima di tornare a vedere nuovamente il mare nei pressi di Palmi. Godetevi quindi l’ultimo tratto di costa tirrenica prima di tornare al punto di partenza.
Gallicianò, l’Acropoli di Calabria, dove ancora resiste l’antica lingua di Zeus
Che il sud Italia e, in particolare, la Calabria in antichità facessero parte della Magna Grecia, ovverosia il complesso di colonie elleniche nella nostra Penisola, è storia più che nota; tutti, infatti, ricordiamo l’assedio di Siracusa del 212 a.C. e altre vicende che abbiamo studiato a scuola. E quindi, diretta conseguenza è che al tempo in tutta questa zona si parlava il greco. Tuttavia, di contro ben pochi sanno che esistono ancora piccole sacche di resistenza di questa antica lingua; ovviamente, com’è normale che sia, non si tratta più del greco degli antichi coloni giacché le fusioni con le lingue locali sono state tante, più o meno incisive. Tuttavia, a Gallicianò si parla ancora una lingua che assomiglia molto di più alla lingua degli abitanti del Peloponneso piuttosto che alla nostra.
da Redazione | Nov 16, 2024 | Calabria Borghi
Santa Severina è un incantevole borgo incastonato nel verde del Parco della Sila, che affascina con la sua ricca storia e il suo fascino antico
Indice dei contenuti
Adagiato tra i monti del Parco della Sila e il Mar Ionio, si erge Santa Severina, un pittoresco paesino in provincia di Crotone, inserito tra i Borghi più belli d’Italia. D’ascendenza bizantina, è conosciuto anche come “la nave di pietra” per via della sua singolare posizione sulla sommità di un colle, simile a un veliero arenato tra le scogliere. Un tesoro d’arte medievale che incanta con la sua ricca storia, le sue particolarità e i panorami mozzafiato. Non vi resta che seguirci in questo viaggio emozionante alla scoperta di uno dei borghi più pittoreschi della Calabria.
Il Castello di Santa Severina

Emblema inconfondibile di Santa Severina è senza dubbio il suo castello, costruito nel XI secolo durante la dominazione normanna e più volte restaurato nel corso dei secoli. Denominato anche Castello Carafa, sorge sull’acropoli dell’antica Siberene e conserva tuttora una cisterna di epoca e le torri merlate di origine sveva. Fu costruito durante la dominazione normanna, intorno al XI secolo, per volere del re Roberto il Guiscardo, che ne ordinò l’innalzamento sulle vestigia di una precedente fortificazione bizantina. Il castello presenta un mastio di forma quadrata e quattro torri cilindriche poste ai suoi angoli, con quattro bastioni sporgenti che affiancano le torri. Al suo interno si possono visitare il Museo archeologico, il Museo delle Armi e Armature, e il Museo degli Abiti Antichi. Inoltre, vengono periodicamente allestiti concerti e rassegne d’arte.
Cosa vedere a Santa Severina
La maniera perfetta per conoscere Santa Severina è passeggiare con calma tra i vicoli del borgo, lasciandosi avvolgere dalla sua storia secolare. Oltre al castello, protetto dalle sue imponenti mura, si possono ammirare diversi monumenti di grande valore storico e artistico. Tra i punti di maggior interesse spicca la Cattedrale di Sant’Anastasia, costruita nel XIII secolo, che si erge su Piazza Campo, un elegante salotto urbano impreziosito da muretti e strutture ondulate. All’interno della chiesa si conservano anche i resti del Battistero Bizantino, il più antico esempio di architettura bizantina in Calabria. All’interno sono conservati la fonte battesimale, un portale ogivale risalente all’epoca sveva e gli antichi affreschi del X-XII secolo, rendendola una delle tappe imperdibili di Santa Severina.
Infine, per chi desidera immergersi profondamente nella storia locale, suggeriamo una visita al Museo archeologico nel castello, al Museo Diocesano di Arte Sacra nel palazzo arcivescovile, e all’Archivio Storico Diocesano con la Biblioteca in Piazza Campo.
Le specialità gastronomiche di Santa Severina
Dopo aver esplorato le meraviglie di questo borgo, prendetevi un momento per assaporare le delizie della cucina calabrese, caratterizzata da sapori intensi e genuini. Una delle pietanze più amate è la pasta china, una pasta al forno farcita con polpettine, provola, uova sode e salame, gratinata fino a raggiungere una deliziosa crosta dorata. Tra le varie eccellenze gastronomiche spicca una straordinaria selezione di salumi tradizionali: soppressate, salami, salsicce e capocolli, prodotti ancora oggi con le antiche ricette e metodi artigianali, insieme a formaggi tipici come la provola e il pecorino, il tutto accompagnato da una ricca selezione di vini.
da Redazione | Set 3, 2024 | Calabria Borghi, Calabria mare
Calabria, Costa dei Cedri, Mar Tirreno. C’è un angolo di sud bagnato dal mare e arroccato sulle colline che guardano verso l’infinito che prende il nome di Scalea una delle città più antiche della regione con le vecchie borgate disposte su promontori fino a 75 m s.l.m. collegate da gradoni e scalinate. Ma è probabile che il nome della località derivi dal greco skalíon, col significato di scalo marittimo: l’area di Torre Talao sarebbe stata il primo scalo per le imbarcazioni. Che a muoverti sia la voglia di spiagge, o la curiosità di scoprire i borghi autentici, questo luogo è la destinazione ideale per vivere la fine dell’estate.
Percorso
Se vieni da nord, il percorso più pratico è seguire l’autostrada A2 Salerno – Reggio Calabria, e uscire a Lagonegro. Prendi la statale SS585 verso sud, che punta verso il mare, e seguendo il corso del fiume Noce (che separa Basilicata e Calabria) arriva a Castrocucco. Svolta a sinistra sulla strada SS18, che segue la costa: Vingiolo, Saracinello, San Nicola Arcella, e poi eccoti a destinazione (Scalea), in un tempo totale di un’ora.
Tutte le attrazioni da non perdere a Scalea
Scalea, in provincia di Cosenza, conta circa 11000 abitanti. Sorge sulla Riviera dei Cedri, fascia costiera settentrionale tirrenica della Calabria compresa tra Tortora e Cetraro. Si trova in prossimità dell’antica Laos, città della Magna Grecia. Greci e Romani, Bizantini e Longobardi, tante popolazioni storiche hanno lasciato la loro impronta in questa città che oggi ha un lungo e glorioso passato da raccontare ai tanti visitatori.
Il centro storico di Scalea
Il borgo medievale si trova sopra una collina a pochi minuti dal mare. È ideale per una passeggiata a piedi visto che è un isola pedonale piena di vie strette e tortuose (chiamate “vanelle”) e soprattutto scale! Il panorama è una meraviglia e tra i punti d’interesse storico c’è il Castello Normanno, di cui oggi rimangono solo i ruderi e la Chiesa di Santa Maria d’Episcopio, o anche chiamata della Madonna del Carmine che è la patrona di Scalea, oppure “Chiesa di sopra”, perché il suo campanile domina tutta la città.
Torre Talao
Torre Talao è il simbolo di Scalea. Risale al XVI secolo ed è uno dei diversi esempi di architettura militare aragonese cinquecentesca che sono diffusi sulle coste dell’Italia meridionale. Si può visitare (in parte) con una visita guidata a offerta libera.
Torre Cimalonga
Torre Cimalonga, risalente al XV secolo, fa parte del sistema di 4 torri erette a difesa della parte antica di Scalea per proteggere l’abitato dalle incursioni dei Saraceni ed ospita il museo archeologico “Antiquarium di Torre Cimalonga” dove sono custoditi reperti archeologici rinvenuti negli scavi effettuati nella zona dell’antica città di Laos.
Le spiagge più belle
La spiaggia più famosa è l’Ajnella, fascia costiera con ciottoli e scogli a picco sul mare da dove inizia il tratto settentrionale contraddistinto da grotte e calette isolate. Un’altra spiaggia molto amata – più centrale – è quella situata in via Tirreno e che viene chiamata Spiaggia di Scalea, attrezzata e con fondale sabbioso. Più a sud, nella zona di Corso Mediterraneo, le spiagge diventano più sabbiose, fino a terminare con l’area campeggio in corrispondenza con la foce del fiume Lao.
da Redazione | Ago 23, 2024 | Calabria Borghi, Calabria Natura
Bellezza, territorio e stupore. Questo è San Giorgio Morgeto comune della città metropolitana di Reggio Calabria facente parte del Parco Nazionale dell’Aspromonte.
Il paese è di origine antichissima e alla sua storia è legato il nome dell’Italia; addirittura già ne scriveva, nel I secolo a.C., lo storico greco Dionigi di Alicarnasso. Lo si fa risalire all’opera di re Morgete, successore del mitico Italo. La Calabria, inoltre, ha sempre guardato all’Oriente e nel X secolo i monaci basiliani vi giunsero, costruendo un monastero dedicato a San Giorgio di Cappadocia e una Chiesa consacrata a Santa Maria dell’Odigitria e divenendo punto di riferimento importante per le varie popolazioni che abitavano la zona.
Riguardo al nome, sempre intorno al Mille, quello di San Giorgio, pare derivi dal martire cristiano ritenuto dai cittadini l’autore di un miracoloso allontanamento del pericolo saraceno. Il paese sorge su uno sperone di roccia dominato dal Castello, quasi distrutto dal sisma nel 1783 che danneggiò tutto l’abitato e il convento domenicano, conosciuto anche per aver ospitato il filosofo Tommaso Campanella.
A San Giorgio Morgeto sono presenti numerosi palazzi signorili: la storia del paese è segnata dalla convivenza di potenti signorie che controllavano da quassù i propri poderi e i territori nelle vallate e tutt’intorno; molteplici sono le cappelle costruite o all’interno o all’esterno dei palazzi stessi, come la Chiesa di S. Antonio, appartenente ad una famiglia aristocratica, Ammendolea Florimo, che abitava il palazzo di fronte.
I palazzi sono imponenti e inglobano veri e propri pezzi di paese, assumendo forme importanti. Importante notare i particolari, come i portali bugnati settecenteschi che sottolineavano la potenza di queste famiglie.
La ristrettezza dei vicoli interni è uno dei tratti distintivi dell’antico ed affascinante borgo di San Giorgio Morgeto. Ma il particolare vicoletto, con i suoi soli 40 centimetri di larghezza batte ogni record conquistando il primato del vicolo più stretto d’Italia. Attraversato da una caratteristica scaletta interna che ne rende più agevole la percorrenza, la via è situata a pochi metri dal piazzale antistante l’antico Castello Normanno-Svevo, per questo denominato localmente «il Passetto del Re».
Secondo una leggenda popolare, infatti, lo stesso costituiva una via di fuga per il Re Morgete, nei casi di invasioni o durante i tentativi di espugnazione della fortezza reale: il sovrano aveva la possibilità, nelle situazioni più estreme ed ove inevitabile, di fuggire attraverso la stretta via secondaria, per poi far disperdere le proprie tracce immergendosi tra le decine di piccoli vicoli che, come in un labirinto, si diramano e si incrociano all’interno del borgo. Ma non è questa l’unica suggestione legata al vicolo: secondo la tradizione, percorrere il «Passetto del Re» è un atto di buon auspicio.
Visitiamo, poi, la Chiesetta del Carmine, annessa al Palazzo Ambesi, in cui ammiriamo una pregiata tela, le colonne con capitelli in stile barocco e la statua di Santa Filomena. Infine, ci rechiamo alla “Porta del Parco”, che ospita arte e artigianato del popolo dei morgeti, tra cui una ricostruzione in miniatura del Castello, che sarà la nostra tappa successiva”.
Il Castello, posto su una strategia altura, in cima al borgo, rappresenta uno straordinario esempio di architettura difensiva normanno-sveva in Calabria. Si erge in posizione dominante, su un paesaggio invidiabile che abbraccia i due mari, baluardo difensivo di grande importanza. Ha subito numerosi rimaneggiamenti, tra il XIV e il XVI secolo, mentre, dopo il catastrofico terremoto del 1783, venne quasi abbandonato.
Oggi, fortunatamente, è stato valorizzato come merita, divenendo luogo d’incontro per eventi, mostre e convegni, concerti e manifestazioni culturali. Del Castello si può ancora ammirare la Torre Mastio, di forma quadrangolare, a due livelli coperti con volte a botte, a cui si accede dalla parte superiore affrontando una salita. Anche qui da notare una serie di dettagli, i basamenti delle torri, la Cisterna e, infine, la suggestiva visuale della piana da cui scorgiamo la Sicilia, le Eolie e lo Stretto in tutto il suo fascino.
da Redazione | Mag 29, 2024 | Borghi italiani, Calabria Borghi
Per chi desidera un’esperienza autentica, un viaggio a Bova è un incantevole viaggio in un passato remoto, dove le tradizioni millenarie si intrecciano con la vita quotidiana
Sulle pendici dell’Aspromonte, immerso in un paesaggio montano di rara bellezza, si trova Bova, un borgo antico che custodisce un tesoro prezioso: la lingua grecanica. Un dialetto di origine greca, sopravvissuto nei secoli e ancora vivo tra le mura del borgo.
Passeggiando per i vicoli acciottolati, si respira un’atmosfera di quiete e semplicità. Le case in pietra, con i tetti di tegole rosse, si affacciano su panorami mozzafiato, regalando scorci indimenticabili.
Il cuore pulsante del borgo è la sua piazza centrale, dove si affacciano la Chiesa di San Leo, con il suo campanile normanno, e il Palazzo Comunale. Qui, il tempo sembra essersi fermato e non è raro vedere, come un tempo, i bambini giocare in libertà, gli anziani ritrovarsi per conversare animatamente e – naturalmente – il profumo dei piatti tipici invadere l’aria.
Tuttavia, non sfugge certamente agli occhi e alle orecchie dei visitatori come la vera anima di Bova sia il grecanico: ascoltare gli anziani del luogo parlare questa lingua antica, con le sue sonorità evocative e il suo ritmo cadenzato, è un’esperienza immersiva davvero unica, un viaggio nel tempo che riporta indietro di secoli, quando la Calabria era terra di Magna Grecia. Oltre alla lingua, il borgo custodisce gelosamente le sue tradizioni. I costumi tipici, i canti popolari, le danze e i riti religiosi sono ancora vivi e vengono tramandati di generazione in generazione.
Cosa vedere a Bova
Per immergersi completamente nella cultura grecanica, diverse sono le possibilità a disposizione degli interessati. Si possono frequentare corsi di lingua, partecipare a laboratori artigianali, assistere a spettacoli folcloristici o degustare i piatti tipici della cucina locale.
Un’esperienza imperdibile è ad esempio quella della visita al Museo Civico “Gerhard Rohlfs”, dedicato al celebre studioso tedesco che per primo si dedicò allo studio del grecanico. Il museo ospita una ricca collezione di reperti archeologici, abiti tradizionali, strumenti musicali e documenti storici che raccontano la storia millenaria del borgo.
Tuttavia, forse la bellezza maggiore di cui si potrà godere a Bova è l’esperienza di passeggiare per i vicoli del borgo e ammirare le tipiche case in pietra. Non sarà poi difficile individuare alcuni dei monumenti più celebri come la Chiesa di San Leo e il Palazzo Comunale, o degustare i piatti tipici della cucina locale, fare un’escursione nei dintorni del borgo e ammirare i panorami montani.
Ricordiamo con questa occasione che il periodo migliore per visitare Bova è sicuramente l’estate, quando il borgo si anima di eventi e manifestazioni, e che per immergersi completamente nella cultura grecanica, è anche possibile alloggiare in una casa famiglia o in un agriturismo.
La lingua grecanica, le origini e la storia fino a noi
Protagonista indiscussa di tutto il territorio, la lingua grecanica, o greco-calabra, è un affascinante idioma minoritario ancora vivo in alcune zone della Calabria meridionale, come a Bova. Le sue origini affondano nella storia millenaria della Magna Grecia, quando le colonie greche fiorirono lungo le coste dell’Italia meridionale.
In particolare, ad oggi esistono due teorie principali sulle origini del grecanico. La prima è la teoria magnogreca, secondo cui vi sarebbe una discendenza diretta della lingua grecanica dal greco antico parlato dai coloni greci a partire dall’VIII secolo a.C. La lingua si sarebbe poi conservata in alcune zone isolate, resistendo alla latinizzazione e alle successive dominazioni. La seconda è invece la teoria bizantina, secondo cui il grecanico sarebbe il risultato di migrazioni di popolazioni ellenofone dall’Impero bizantino tra il IX e il XII secolo. In questo caso, la lingua sarebbe più recente e non discenderebbe direttamente dal greco antico.
Ad ogni modo, indipendentemente dalle sue origini, quel che emerge in modo evidente è che il grecanico ha avuto un ruolo importante nella cultura e nell’identità delle comunità calabresi che lo parlano. Nel corso dei secoli, la lingua ha subito influenze dal latino, dall’italiano e da altri dialetti locali, sviluppando caratteristiche distintive che la rendono un idioma unico.
Ad oggi, il grecanico è parlato da circa 30.000 persone in 9 comuni della Calabria meridionale, tra cui Bova. La lingua è riconosciuta come minoranza linguistica storica dallo Stato italiano e gode di tutela e promozione.
Purtroppo, nonostante tutti gli sforzi per la sua salvaguardia, il grecanico è ancora una lingua a rischio di estinzione. Le sfide principali sono legate al declino demografico, all’emigrazione e alla concorrenza dell’italiano. Tuttavia, la speranza per il futuro del grecanico è viva. Diverse iniziative sono in atto per promuovere la lingua tra le nuove generazioni, come l’insegnamento nelle scuole, la pubblicazione di libri e materiale didattico, e l’organizzazione di eventi culturali.
Preservare il grecanico significa non solo proteggere un patrimonio linguistico prezioso, ma anche mantenere viva la cultura e l’identità delle comunità che lo custodiscono. Ecco perché un viaggio a Bova, alla scoperta di questa lingua e del territorio in cui parla ancora, è un’esperienza culturalmente unica, pronta ad arricchire di fascino e di emozioni tutte le persone che avranno il desiderio di recarsi qui e di alimentare con curiosità la propria voglia di approfondire la conoscenza della lingua grecanica.