da Redazione | Ott 28, 2025 | Calabria Natura, Calabria trekking
Alla scoperta delle meraviglie della Calabria. Oggi vi portiamo nel cuore della Costa Viola sul sentiero del Tracciolino tra Palmi e Seminara con vista su Bagnara. Il Tracciolino è fra i percorsi di trekking più belli e suggestivi di tutta la regione. Una splendida terrazza panoramica sullo Stretto di Messina e le Isole Eolie. Un viaggio su questo antico sentiero tra storia, natura e luoghi incontaminati. Seguiteci in questo viaggio sul Tracciolino.
Il legame con le fontane a Palmi
Olmo e Vitica le due fontane ubicate nel centro di Palmi: fornivano l’acqua dal sentiero del Tracciolino. Il Tracciolino è infatti un’opera di ingegneria idraulica usata per quasi quattro secoli per rifornire Palmi di acqua potabile. Oggi i quattro canali presenti nel centro di Palmi sono alimentati dalla sorgente Vitica perchè nonostante la fonte Olmo sia ancora oggi ricca di acqua, dagli anni settanta la tubazione è stata interrotta. Prima la tubatura era fatta da tubi fatti di terracotta dai ceramisti seminaresi. Loro pietrificavano l’interno dei tubi perchè con la semplice tubatura in terracotta sarebbe stato impossibile far giungere l’acqua fino a Palmi. Con questo sistema portavano l’acqua fino all’attuale piazza Primo Maggio, all’epoca si chiamava Piazza Mercato.
La Marinella
Il primo punto panoramico percorrendo il sentiero da Palmi, da sotto praticamente le strade dove è sita oggi la Casa della Cultura, è appunto la spiaggia della Marinella. Anticamente era il borgo dei pescatori della cittadella ed è uno dei primi punti di attrazione del sentiero del Tracciolino.
Sotto il monte Sant’Elia
In quest’area vivevano molti monaci bizantini all’interno di alcune grotte. Una di queste è ancora visitabile: qui il monaco aveva il suo dormitorio. L’influenza di queste comunità monastiche si vede anche nella costruzione dei muretti a secco: si dice che lungo la Costa Viola ci siano più di 400 muretti a secco e la tecnologia con la quale sono costruiti cambia rispetto al periodo in cui sono stati costruiti: bizantino o normanno.
I tubi di terracotta lungo il percorso
Lungo il percorso sono ancora visibili i tubi di terracotta: sono smaltati all’interno e grazie a quest’innovazione si è riusciti a portare l’acqua dalla sorgente Olmo fino a Palmi fino a qualche decennio fa.
 
Due punti particolari
Sul Tracciolino erano presenti anche i punti di dogana: i contadini dopo aver coltivato la terra per passare da una frontiera all’altra dovevano pagare dazio. Questo per far comprendere il significato della chiusura dei territori al libero passaggio delle persone.
Profumi e aromi sempre diversi
Lungo il percorso del Tracciolino è possibile soffermarsi e ammirare svariate piante aromatiche: tra queste ecco il mirto, ma anche l’origano, il finocchietto, la ginestra. Ci sono aromi e profumi diversi tra loro e c’è anche un tipo molto particolare di felce che cresce nelle zone più umide dove il sole batte di meno.
L’acqua dei cacciatori
Tra i punti più suggestivi del Tracciolino. Si chiama così per via delle tante vasche di decantazione che ci sono lungo il percorso: servivano per decantare l’acqua e per evitare il reflusso dovuto alla mancanza d’aria. C’erano delle prese d’aria che consentivano all’acqua di scorrere e i cacciatori grazie a questa vasca potevano attingerne. Altro elemento rilevante è Pietra Galera: quando avvenivano gli attacchi dei saraceni che catturavano le persone nell’entroterra, i saraceni li abbandonavano nella roccia e tornavano nell’entroterra a prendere altri schiavi sapendo che questi non sapendo nuotare sarebbero rimasti là. Ecco il perchè del nome di Pietra Galera perchè per gli abitanti era proprio una galera.
I ponti sul Tracciolino
A cavallo tra i territori di Palmi e Seminara è possibile ammirare la vera essenza del Tracciolino. Dei ponti ad arco realizzati in pietra che danno davvero l’idea di quale opera monumentale fosse il sentiero. Un ponte si trova ben visibile e delimita di fatto il passaggio dalla zona di Palmi a quella di Seminara.
Il sentiero si ferma: i rovi non permettono di proseguire
Dopo due anni di Covid, la vegetazione, già lussureggiante, si è ripresa quello che era il sentiero originario. Le associazioni sono intervenute, si sono prodigate nell’opera di pulizia e manutenzione, ma fino a un certo punto. Non avendo grossi mezzi non si è potuto completare la manutenzione del sentiero. L’associazione Indietro Tutta e il Comitato Costa Viola gestiscono 105 km in totale e il Tracciolino nella sua estensione attuale è di 19 km. Sono state scritte diverse lettere agli enti locali e, in particolar modo al Comune di Palmi, senza però ricevere risposta. Sta di fatto che da un certo punto in poi non è più possibile proseguire e occorre necessariamente risalire. Al turista è omesso il passaggio nel punto più suggestivo del Tracciolino con vista sulla meravigliosa, tra le più belle d’Italia, spiaggia di Cala Janculla.
Risalendo verso Piana delle Corone e Barritteri: ecco Cala Leone
Da questo punto, un tornante del sentiero che riporta in quota è possibile ammirare la spiaggetta di Cala Leone. Prende il nome dall’imperatore Leone VI il quale era devoto di Sant’Elia: ha fatto riportare attraverso Daniele, discepolo di Sant’Elia, le spoglie del Santo che è sbarcato qui ed è risalito lungo la costa fino al promontorio in cui è stato costruito il monastero Sant’Elia. Sono episodi che all’incirca risalgono all’anno mille.
 
 
 
				
					
			
					
											
								
							
					
															
					
					 da Redazione | Ott 15, 2025 | Calabria ionica, Calabria mare, Calabria Natura
Le Castella è uno dei luoghi più iconici della Calabria, una frazione del comune di Isola di Capo Rizzuto che attira ogni anno migliaia di visitatori grazie al suo straordinario castello affacciato direttamente sul mare. Con oltre 2500 anni di storia, questo borgo conserva un fascino unico, dove passato e presente si fondono in un paesaggio che sembra sospeso nel tempo. È una meta ideale per chi ama i viaggi lenti, il trekking costiero e le visite culturali immersi in panorami mozzafiato.
Dalle origini greche ai domini medievali
Il Castello Aragonese di Le Castella è un vero e proprio scrigno di storia, capace di raccontare oltre 2500 anni di vicende che hanno plasmato la costa ionica della Calabria. Le prime fortificazioni sorsero probabilmente in epoca magnogreca, quando l’area faceva parte della potente Kroton e serviva come avamposto per difendere le rotte commerciali. Successivamente, in età romana, il sito continuò a essere presidiato e sfruttato come punto di controllo strategico. Con la caduta dell’Impero Romano, Bizantini e Normanni si alternarono al dominio della zona, potenziando le difese e trasformando l’insediamento in una vera e propria roccaforte costiera.
L’epoca aragonese e la trasformazione in fortezza
L’attuale struttura del castello, quella che oggi ammiriamo in tutto il suo splendore, risale in gran parte al XV secolo, sotto il dominio aragonese. Furono proprio gli Aragonesi a rafforzare il sistema di torri e bastioni per contrastare le incursioni dei pirati saraceni e delle flotte ottomane che minacciavano la costa. Le mura massicce, il ponte di accesso e la posizione scenografica su un isolotto collegato alla terraferma tramite un sottile istmo di roccia lo resero praticamente inespugnabile per secoli.
Leggende, battaglie e il fascino di oggi
Durante il Rinascimento, Le Castella visse un periodo di grande rilevanza strategica: divenne presidio militare, punto di vedetta per avvistare navi nemiche e base di partenza per spedizioni difensive. È in questo periodo che nasce la leggenda del corsaro Khair ad-Din, detto il Barbarossa, che secondo alcuni racconti fu catturato proprio in questa fortezza. Ogni pietra del castello sembra custodire una storia: le torri di guardia, le feritoie per gli arcieri e i resti degli alloggi dei soldati restituiscono al visitatore la sensazione di essere proiettato in un’altra epoca.
Oggi il Castello Aragonese è uno dei luoghi più visitati della Calabria e ospita mostre, rievocazioni storiche e eventi culturali che permettono di rivivere il suo glorioso passato. Salire sulle sue mura regala una vista spettacolare sul mare Ionio e sull’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto, facendo comprendere pienamente perché questa fortezza sia considerata uno dei simboli più suggestivi e affascinanti dell’Italia meridionale.
Trekking e panorami sulla Riserva Marina
Le Castella si trova all’interno della Riserva Marina di Capo Rizzuto, una delle aree marine protette più grandi d’Europa. Gli amanti del trekking possono percorrere i sentieri che costeggiano la riserva, godendo di scorci spettacolari e di un mare cristallino. Camminare al tramonto regala un’esperienza unica, con il castello che si tinge di rosso e il suono delle onde come colonna sonora. Sul nostro sito GoodTrekking trovi ispirazione per altri percorsi costieri perfetti per un viaggio slow.
Cultura, sapori e tradizioni locali
Dopo una passeggiata o una visita al castello, fermati nei ristoranti e nelle trattorie del borgo per gustare i piatti tipici della cucina calabrese: dalla pasta con ‘nduja al pesce freschissimo pescato in giornata. In estate, Le Castella ospita eventi culturali e rievocazioni storiche che rendono ancora più suggestiva la tua visita. È una destinazione che unisce cultura, natura e gastronomia, ideale per un weekend o come tappa di un tour più lungo della costa ionica calabrese.
				
					
			
					
											
								
							
					
															
					
					 da Redazione | Set 24, 2025 | Isole d'Italia, Italia Natura
Nel nord della Sardegna c’è una terra autentica e sorprendente, capace di conquistare chiunque la visiti. Parliamo della Gallura che con le sue imponenti scogliere e la sua acqua limpida assomiglia a una sperduta meta tropicale.
La Gallura unisce spiagge da sogno, tradizioni millenarie e borghi pittoreschi, creando un mix perfetto per chi cerca mare, cultura e natura. Ti sei mai chiesto da dove deriva il nome Gallura? Questa meravigliosa regione nasconde un passato affascinante. Scopri con noi l’origine di questo toponimo intrigante.
Gallura: l’origine di un nome carico di storia
Questa affascinante regione, conosciuta per i suoi panorami spettacolari, ha un passato antichissimo. Il suo nome potrebbe derivare dal termine latino “Galle”, che forse si riferisce a insediamenti di popolazioni galliche. Sebbene questa sia solo un’ipotesi, ci racconta molto sulle radici culturali di questa terra, spesso sottovalutate. Inoltre, il fatto che la Gallura sia stata uno dei Giudicati di Sardegna nel Medioevo evidenzia la sua importanza non solo geografica ma anche storica.
Granito, Nuraghi e tradizioni: il cuore della Gallura
Il granito rosa è un simbolo distintivo della Gallura, con ogni pietra che racconta storie di lavorazione e orgoglio locale. Ma non è tutto: i Nuraghi, sparsi ovunque, sono testimoni silenziosi di una civiltà preistorica ricca di mistero e fascino. È sorprendente pensare che queste costruzioni conservino segreti ancora da scoprire, testimoniando un passato molto più ricco di quanto si immagini.
Paesaggi, balli e tradizioni senza tempo
La Gallura non è solo pietre e storia. Le sue coste frastagliate e i paesaggi mozzafiato sono il palcoscenico di tradizioni vive, come il ballo tondo e le danze popolari che animano le feste locali. Ogni gennaio, la Cavalcata Sarda travolge la regione con i suoi colori e costumi antichi, un evento che fa battere il cuore di chi ama la cultura autentica. I pastori galluresi mantengono viva la tradizione di allevamento, seguendo metodi tramandati da generazioni.
Riflessioni sulla ricchezza culturale della Gallura
Pensandoci bene, la Gallura è un mosaico di storie e culture che si intrecciano in modo sorprendente. La produzione di sughero, ad esempio, non è solo economia, ma un legame con la natura e la tradizione. È incredibile come questa terra custodisca ancora oggi un patrimonio così vivo e radicato, capace di affascinare chiunque vi si avvicini.
				
					
			
					
											
								
							
					
															
					
					 da Redazione | Set 16, 2025 | Calabria mare, Calabria Natura
C’è un angolo di terra, lungo il litorale ionico reggino, sospeso tra mito e realtà Un luogo che porta inciso nella roccia e nel vento il mero respiro dei secoli, testimone di ere lontane, di storie che si perdono dentro gli oscuri meandri della meridionale esistenza. Questo luogo è Capo Bruzzano, più comunemente conosciuto come La Scogliera.
Capo Bruzzano, il promontorio della Calabria più autentica
Nel cuore della Locride, incastonato tra i rilievi dell’Aspromonte e il Mar Ionio, si trova Capo Bruzzano, uno dei promontori più suggestivi della costa reggina. Situato nel territorio di Africo, questo angolo ancora poco conosciuto della Calabria custodisce una bellezza selvaggia e incontaminata, fatta di falesie a picco sul mare, spiagge di ciottoli, vegetazione mediterranea e acque limpide. Il paesaggio, dominato da scogliere scolpite dal tempo e dalla salsedine, regala scorci mozzafiato che ne fanno una meta ideale per gli amanti della natura, della fotografia e del trekking costiero.
 
Le creazioni artistiche lungo il percorso
Il percorso che scende in spiaggia è stato completamente ristrutturato e restituito alla natura circostante. Costeggiato da una staccionata (la più preziosa delle opere realizzate di recente dagli operai di Calabria Verde dei Comuni di Caraffa e Sant’Agata del Bianco) rappresenta parte della rinascita del territorio. A rendere ancora più suggestivo tutto ciò, sono le numerose installazioni artistiche che costellano il tragitto, prima tra tutte la tartaruga: maestosa opera, simbolo inconfondibile di identicità e del posto.
Un luogo ricco di storia e leggende
Capo Bruzzano non è solo natura: è anche memoria e mito. L’antico promontorio era conosciuto già in epoca greco-romana con il nome di Promunturium Zephyrium, e viene citato da autori antichi come Plinio il Vecchio. Nei secoli, il capo ha rappresentato un punto di riferimento per i navigatori del Mediterraneo, e ancora oggi conserva tracce storiche e archeologiche che testimoniano l’importanza strategica della zona. Le storie locali parlano di torri costiere, naufragi e rotte commerciali: elementi che contribuiscono ad alimentare il fascino misterioso del luogo. La stessa Africo, spostata sul mare dopo l’alluvione del 1951, conserva un legame profondo con la sua terra d’origine e il suo mare.
Un gioiello da valorizzare nel turismo sostenibile
Nonostante il suo potenziale naturalistico e culturale, Capo Bruzzano resta ancora oggi una meta poco valorizzata, lontana dai circuiti turistici di massa. Eppure, in un tempo in cui cresce la domanda di viaggi autentici ed esperienziali, questa località può diventare un simbolo di turismo lento e sostenibile. Progetti di promozione ambientale, sentieri naturalistici, itinerari culturali e la riscoperta dell’identità locale potrebbero contribuire a rilanciare l’economia del territorio e a rafforzare l’immagine di una Calabria diversa, capace di attrarre visitatori nel rispetto dell’ambiente e della storia. Capo Bruzzano, con la sua bellezza silenziosa, è pronto a raccontare la sua storia a chi ha voglia di ascoltarla.
				
					
			
					
											
								
							
					
															
					
					 da Redazione | Set 12, 2025 | Borghi italiani, Italia Natura
Nel cuore del Lazio, immerso tra le verdi colline della Valle del Turano, si cela un autentico tesoro paesaggistico e culturale chiamato Castel di Tora che regala atmosfere senza tempo. Scoprire questo borgo significa immergersi in un’esperienza che unisce natura incontaminata, storia millenaria e tradizioni genuine, offrendo un rifugio ideale lontano dal caos delle grandi città.
La Valle del Turano rappresenta una delle aree meno conosciute ma più affascinanti del Lazio, grazie al suo paesaggio variegato fatto di boschi, corsi d’acqua e piccoli centri abitati che conservano intatto lo spirito autentico della regione. Qui sorge il borgo di Castel di Tora che, con le sue case in pietra, le viuzze strette e la vista mozzafiato sul lago Turano si presenta come un gioiello nascosto da scoprire.
Il borgo, parte integrante del Parco Naturale Regionale del Monti della Laga offre ai visitatori non solo un patrimonio architettonico di grande valore ma anche numerose opportunità per attività all’aria aperta, come trekking, mountain bike e pesca sportiva. La presenza del lago Turano, una riserva d’acqua naturale di rara bellezza, contribuisce a rendere il paesaggio ancora più suggestivo soprattutto nei mesi primaverili ed estivi quando la natura esplode in tutta la sua vivacità.
Cenni storici su Castel di Tora
Il borgo è a due passi da Roma e storicamente ha subito diversi domini. Dalla signoria dei Brancaleoni alla presenza di Federico II di Svevia, dagli Orsini ai Borghese fino a diventare, dopo l’Unità d’Italia, parte della grande provincia di Perugia, per poi passare al Lazio in tempi più recenti, nel 1920. Una storia movimentata che ha permesso a questo borgo nella Valle del Turano di subire diverse influenze che ne hanno accresciuto il fascino nel tempo.
Castel di Tora si erge in posizione sopraelevata rispetto al lago e vanta origini antiche tanto che le sue prime tracce risalgono al 1035. Un borgo che un tempo era noto sotto il nome di Castelvecchio ma che oggi è conosciuto con il suo nome attuale. Un luogo magico che si specchia sull’acqua del lago e dona delle atmosfere incantate a questo bellissimo borgo laziale capace di donare emozioni uniche a chiunque vi si reca. Un luogo dalle spiccate caratteristiche medievali e immerso nella natura capace di regalare degli scorci e dei colori che lasciano senza fiato.
Valorizzazione turistica e iniziative culturali
Eventi culturali, sagre tradizionali e mostre artigianali si susseguono durante tutto l’arco dell’anno. La gastronomia locale, ricca di prodotti tipici come gli strigliozzi, maccheroni fatti a mano secondo tradizione o il polentone, una pietanza cotta sul fuoco in un calderone che viene condito con aringhe, tonno, baccalà e alici sono alcuni dei piatti tipici della cucina locale e della tradizione regionale ma anche formaggi, salumi e vini autoctoni. rappresentano una ulteriore attrazione per i turisti.
Il borgo della Valle del Turano ha saputo mantenere intatta la sua identità, resistendo alle spinte della modernità e offrendo così un’immersione totale nelle radici storiche e culturali del Lazio. Le strutture ricettive, spesso gestite da famiglie locali, garantiscono un’accoglienza calorosa e personalizzata, rendendo ogni soggiorno un momento di vero relax e scoperta.
La tutela dell’ambiente e la promozione di un turismo responsabile sono temi centrali per la comunità locale. Progetti di conservazione e sensibilizzazione ambientale sono stati implementati per preservare la flora e la fauna della zona nonché per mantenere puliti e accessibili i sentieri naturalistici.
La Valle del Turano e il suo borgo rappresentano dunque una meta ideale per chi cerca un contatto diretto con la natura, la storia e la tradizione, lontano dai circuiti turistici più battuti. Un gioiello nascosto che merita di essere scoperto e ammirato capace di regalare emozioni profonde e ricordi indelebili.